LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

lunedì 22 ottobre 2012

123 - BENEDETTO XVI APRE IL CIELO A SAN GIOVANNI PIAMARTA

LA CELEBRAZIONE. La canonizzazione in piazza San Pietro gremita di folla, migliaia i bresciani tra gli 80 mila fedeli. L'abbraccio al Padre vissuto di «pietas e labor» Il Papa: «È stato un grande apostolo della carità Favorì la promozione culturale di tanti giovani»

Roma. Giovanni Battista Piamarta è quello raffigurato nel terzo (partendo da sinistra) dei sette stendardi che occupano la facciata della Basilica di San Pietro. Il novello Santo è sorridente, come sempre, felice di stare lassù, in buona compagnia. Alle spalle del Padre disegnato in abito talare e cappello tricorno, in alto, c'è il Duomo di Brescia; accanto al Santo, invece, il «suo» popolo - ragazzi e giovani soprattutto -, intorno i tratti essenziali delle opere intraprese (scuole, officine, tipografie) tra le mani il libro delle preghiere. SOTTO GLI STENDARDI, su quell'immensa serie di gradoni che declinano fino al piano della piazza, c'è l'altare della celebrazione Eucaristica a cui fanno da corona la cattedra, gli scranni e le sedie riservati a Cardinali e Vescovi, monsignori e preti, religiosi e diaconi, invitati illustri e semplici rappresentanti delle migliaia di fedeli accorsi fin qui per salutare i propri santi.  Più in basso, laddove il celeberrimo colonnato abbraccia la piazza, tra i cinquantamila si contano almeno quattromila «piamartini», devoti del Santo bresciano, guidati a Roma da pastori e professori, fratelli e suore benedetti, volontari e maestri d'officina, tutti appassionati all'idea che «pietas et labor», il motto che sovrasta i simboli della canonizzazione del Piamarta, sia la via da seguire.  Tra i celebranti vicini a Papa Bendetto XVI si riconoscono il Superiore generale della Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth padre Enzo Turriceni, il Vicario e postulatore della causa padre Igor Manzillo, i rappresentanti dei padri e dei religiosi che operano in Brasile, in Cile e in Africa, il Superiore delle Umili Serve (le suore fondate da Padre Giovanni Piamarta e da Madre Elisa Baldo, per la quale è già iniziato il cammino per il riconoscimento delle sue eroiche virtù) monsignor Enrico Tosi e il prevosto della parrocchia cittadina dei Santi Faustino e Giovita (dove il Santo è nato ed è stato battezzato) don Armando Nolli. TRA I COLORI che contraddistinguono i cinquantamila pellegrini, l'azzurro cielo delinea i contorni del popolo piamartino. Seguono tutte le altre sfumature dell'iride e migliaia di bandiere che sfidano il venticello del mattino per dire e fare sapere che la fetta di mondo innalzata è la loro, unica ed inconfondibile.  Così vestita, oggi piazza San Pietro è davvero una tavolozza di colori. Addirittura sembra ed è assai più bella di quando sta lì a disposizione dei turisti: tanti devoti, altrettanti solo curiosi. Peccato che una distesa di teli copra la parte dei palazzi a destra della facciata (di certo, però, quando il velo sarà tolto, l'imponenza dell'architettura ritornerà ad incantare); meno male, invece, che tutto avvenga sotto lo sguardo di un tiepido sole. Ci interessa San Giovanni Piamarta, bresciano coraggioso, di quelli che è bene non perdere la semente; ma ci incuriosisce la «ragazza della tribù dei pellirossa d'America», la prima della storia ad entrare nel gran libro dei santi. Guardiamo al «nostro santo», ma non possiamo non notare che altri sei come lui hanno scalato le vette della santità e sono lì per dirci che «nulla è impossibile a Dio».  È IN QUEL MOMENTO che Papa Benedetto XVI, dopo aver accolto e fatte sue le petizioni avanzate dal Cardinale intercessore prima «con forza», poi «con maggiore forza» e infine «con grandissima forza» (così vuole il sacro rituale), proclama la santità dei «sette». D'improvviso, la vita di Giovanni Piamarta non è più racchiusa nelle biografie sapienti che sapienti editori hanno stampato e diffuso, ma è lì, raffigurata nell'immensa piazza che ospita la solenne cerimonia.  C'è la sua Brescia, dove è nato e dove ha fortificato la sua vocazione; ci sono paesi e città dell'Italia che lo hanno conosciuto attraverso le opere educative che i suoi padri hanno provveduto ad attuare; ci sono i luoghi dove lui ha inviato i suoi missionari (in Brasile per inaugurare l'impegno missionario, poi in Cile, successivamente in Angola e in Mozambico); ci sono le scuole, le officine, i laboratori, le parrocchie, gli oratori, le case di accoglienza per orfani e figli della strada; c'è il mondo del volontariato che già allora lui definiva «insostituibile»; ci sono le chiese e le cappelle costruite a lode di Dio; ci sono le tipografie didattiche, inventate per insegnare l'arte grafica; c'è l'Editrice Queriniana, voluta da lui e da lui sostenuta perché il sapere fosse distribuito a piene mani, generosamente e coraggiosamente. BENEDETTO XVI dedica a San Giovanni Piamarta parole piene di speranza e di riconoscenza. Dice alla piazza e al mondo che Piamarta «è stato un grande apostolo della carità», che ha «favorito la promozione culturale e sociale dei giovani», che ha «fatto cose mirabili - gli Artigianelli, la Queriniana, la Congregazione Religiosa Piamartina e quella delle Suore Umili Serve - grazie alle lunghe ore dedicate alla preghiera». Dice anche che il nuovo Santo bresciano preferiva «le soste davanti al Santissimo Sacramento,era l'unica via per andare alla conquista del cuore della gente e dei giovani».  Alla fine, abbracciando idealmente tutti e sette i nuovi santi, Papa Benedetto si augura che «la loro testimonianza, la loro vita così generosamente donata, possa dare alla Chiesa sostegno e aiuto per gli anni che verranno». Quando il mezzodì si annuncia, tutto è concluso. Il Papa passa tra gli ottantamila fedeli osannanti benedicendo e sorridendo; piazza San Pietro scioglie i suoi colori in mille rivoli. 

Luciano Costa

22/10/2012  -  Bresciaoggi.it

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Contatore per siti