LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

martedì 16 ottobre 2012

111 - TUTTO A TUTTI

"Primo incontro con padre Piamarta" di Pier Giordano Cabra

Capitolo quarto

1. Era stato ordinato sacerdote il 23 dicembre 1865 e celebrò la prima messa il giorno di Natale a Bedizzole, dove era parroco il “suo” don Pezzana. Aveva dunque 24 anni e il giorno dopo si recava a Carzago Riviera, come curato, o aiutante del parroco. Dopo poco tempo, don Pezzana riuscì ad averlo con sé per circa un anno a Bedizzole, e poi i due furono trasferiti assieme alla centralissima parrocchia cittadina di S. Alessandro. Siamo nel 1870.

2. “Signore, fa che io non sia un servo inutile”, aveva chiesto il giorno della prima Messa e ben presto si accorsero di che stoffa fosse il giovane curato. “Guarda, è davvero un santo!” sussurrava la gente. In primo luogo gli ammalati che attendevano le sue visite, poi le persone che desideravano parlare con lui, attratte dalla fama della sua sapienza, poi quelle prediche così toccanti, poi come erano cambiate in meglio le funzioni… Poi i ragazzi che non lo lasciavano un minuto…, poi l’oratorio, il famoso oratorio di S. Alessandro, iniziato da don Piamarta.

3. In poco tempo tutti parlano di lui. “Abbiamo fatto un ottimo acquisto”, dicevano gli uomini. “Meno male che qualcuno pensa ai nostri figli”, dicevano le mamme… “Guarda come è pallido”… “e corre tutto il giorno”… “E’ così devoto”… “ma piace tanto ai giovani”… “non si ferma mai, è un argento vivo”! “Chissà se ce lo lasciano per molto tempo!”

4. L’oratorio di S. Alessandro consisteva nella sacrestia e in un cortiletto, dove si trovavano i ragazzi attorno al loro curato. Coinvolse tanti e tanti ragazzi da lasciare un ricordo incancellabile di quegli anni. Il curato Piamarta li riuniva, parlava loro, organizzava passeggiate, cercavano luoghi ove potevano giocare, li appassionava per la cose di Dio. Dalla raccolta delle lettere riguardanti questo periodo si può respirare qualche cosa dell’atmosfera di quell’ambiente: “Per noi giovani il curato era qualche cosa di speciale, di straordinario…” “Destava in me sentimenti di rispetto, di ammirazione, devozione veramente straordinaria”… “Voleva salvare la gioventù dall’indifferenza e dalla perdita della religione”.
Ad un avvocato anticlericale che voleva mettere in piedi un “ricreatorio laico”, un amico rispose: “Caro il mio avvocato, intanto che negli oratori vi sono preti come Piamarta, è inutile che tu faccia i tuoi ricreatori!”

5. Ma il giovane curato aveva una ferita segreta: tutte le volte che vedeva un ragazzo povero e abbandonato, sentiva una fitta al suo cuore di orfano… “Ottima cosa l’oratorio, ma di quei ragazzi senza famiglia, senza affetti, senza un punto di appoggio, che non avevano neppure il coraggio di venire all’oratorio, tanto erano poveri e malvestiti, che ne sarà? Chi penserà a loro? Dovrò rassegnarmi a visitarli in prigione in un domani non molto lontano? E quei poveri figlioli di famiglie sfasciate, che sono destinati a crescere sulla strada?” Dal profondo di quella ferita sentiva salire una voce: “Quello che farai a uno di questi piccoli, lo farai a me”. “Tocca a te fare qualche cosa”. “Non lasciare ad altri quello che ho destinato a te” . “Ma che cosa posso fare? Sono solo, e non ho mezzi”, replicava dentro di sé.

6. Quella voce tuttavia era insistente, cresceva sempre più, gli toglieva il sonno e la pace. “E se fosse proprio il Signore che vuole che io dedichi la mia vita a loro?” Un giorno, dopo aver pregato a lungo davanti al tabernacolo, intuisce chiaramente che questa è la sua nuova strada: “Dedicherò la mia vita a quei ragazzi. Saranno loro la mia vita.”  In quello stesso momento gli si delinea limpido un piano ben preciso: dare loro una famiglia, insegnare un lavoro, insegnare a vivere da uomini e da cristiani nella Brescia in evoluzione. E pensa immediatamente di parlarne con Monsignor Pietro Capretti.

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Contatore per siti