LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

mercoledì 28 novembre 2012

176 - O APOSTOLI O APOSTATI

"Primo incontro con padre Piamarta" di Pier Giordano Cabra

Capitolo nono

1. Padre Piamarta vuole che i suoi ragazzi siano liberi e forti. Liberi per non essere plagiati dalla mentalità corrente, forti per resistere al male facile. Liberi per non essere assorbiti dal branco, forti per vivere con coerenza le proprie convinzioni. I suoi erano tempi di contrasti sociali e politici, tra liberalismo e socialismo, il primo preoccupato della libertà di accumulare dei beni, il secondo della giusta distribuzione dei beni. Padre Piamarta, in modo essenziale, diceva ai suoi ragazzi che è necessario essere “liberi per essere utili a sé e agli altri”, insistendo sulle virtù civiche, a partire dall’onestà, dal senso del dovere, dal sentirsi legati dalla parola data, dalla partecipazione alla vita pubblica con senso del servizio.
A chi gli faceva notare che parlava poco dei diritti, rispondeva che per imparare i propri diritti basta una settimana, ad imparare i propri doveri non basta una vita.

2. Era pure convinto che nella società moderna il giovane o si impegna o si spegne. O si comporta come un apostolo o rischia di diventare un apostata. O illumina o viene assorbito dal grigiore. È apostolo colui che è attento alle necessità degli altri ed è disposto a scomodarsi per fare quello che gli è possibile fare. Nel 1902 Padre Piamarta viene a sapere che si vuol impedire la processione cittadina del Corpus Domini. Chiama a raccolta i suoi giovani e li schiera a difesa del percorso. E la processione si fa. È apostolo chi è disposto a pagare di persona per le proprie idee. È apostolo colui che “non segue il cammino degli empi, ma cammina nella legge del Signore”.

3. Non voleva ragazzi musoni, tristi, pessimisti, introversi, seriosi. A loro ripeteva le “Massime” di San Filippo, che sono delle rapide e semplici frasi di sapienza umana e cristiana, nate da profonde meditazioni spirituali e dalla scuola della vita:
- Figlioli, siate allegri: scrupoli e malinconia, fuori da casa mia.
- Beati voi giovani, che avete tempo di fare il bene.
- Bisogna lavorare, bisogna lavorare, Iddio non sa che farne dei poltroni.
E ricordava sovente che una persona ricca non è quella che possiede di più, ma è quella che necessita di meno. E aggiungeva: “Non siate come quelli che vivono come se non dovessero mai morire, per poi morire come se non avessero mai vissuto”.

4. E favoriva tutto il libero dispiegarsi dell’allegria, alternando al duro dovere quotidiano le movimentate ricreazioni, le frequenti scampagnate, il solenne canto corale, la richiestissima banda musicale e l’applaudito teatro, raggiungendo in questi ultimi settori dei livelli di eccellenza riconosciuti in città e provincia. In occasione dell’imponente inaugurazione del monumento al Redentore sul monte Guglielmo, il 20 agosto 1902, fu chiamata proprio la banda musicale degli Artigianelli. Giornata memorabile: tra i moltissimi giunti lassù era presente un ragazzino riservato e plaudente, Giovanni Battista Montini, destinato a diventare famoso. A distanza di un secolo è di nuovo reso presente in quel luogo da una statua che lo raffigura nelle vesti del Romano Pontefice Paolo VI.
Forse nelle solitarie e limpide notti stellate, talvolta riascolta volentieri quelle note allegre e solenni che Padre Piamarta ha portato lassù quel giorno, come omaggio dei giovani al Redentore del mondo!

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