LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

sabato 3 novembre 2012

147 - ALCUNI PUNTI FERMI

06. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra

Giugno 1911

Quando i miei ex alunni, alcuni già padri di famiglia, passano all’Istituto per salutarmi, sentendo quello che mi dicono, resto confuso per le loro testimonianze di affetto e di riconoscimenti, attribuendo alla mia povera persona e all’Istituto la loro buona riuscita nella vita. Passano “per esprimere il debito di incancellabile riconoscenza per i saldi principi,la saggia parola,il suo esempio, la vita esemplare, per i benefici ricevuti, per i mezzi d’imparare un mestiere”.
Ma mi danno anche occasione di riflettere sui punti fermi che mi sono sforzato di trasmettere nell’educazione e che vedo confermati positivamente proprio da chi li ha ricevuti, magari al momento non sempre volentieri, ma poi riconosciuti come validi.
Li annoto, perché forse potranno essere utili e riuscire di incoraggiamento ai miei successori.

1. I miei ragazzi la prima cosa che capivano era il lavoro. Non che fossero tutti fanatici del lavoro, ma è certo che il lavoro ben fatto li gratificava e soprattutto comprendevano che avrebbe permesso loro di farsi una posizione dignitosa nella vita

2. Dal lavoro viene lo studio: anche se qui agli Artigianelli i libri all’inizio non erano molto popolari, tuttavia non è stata un’impresa ardua far comprendere come lo sviluppo tecnico presupponga non solo abilità manuale ma anche un bagaglio sempre più corposo di nozioni teoriche.

3. La fatica e la perseveranza necessaria per ottenere dei buoni risultati, aiutava a mettere in evidenza la necessità di formarsi un carattere forte, che non si lascia demoralizzare dalle piccoli e grandi difficoltà, ma che permette di diventare grandi nelle difficoltà. Quanti ragazzi hanno raggiunto alti traguardi, pur partendo da condizioni sfavorevoli, per il fatto di non lasciarsi piegare dalle condizioni avverse. Un carattere tenace, non lamentoso, che non si lascia abbattere facilmente, che cerca sempre soluzioni alternative, è garanzia di buona riuscita nella vita.

4. Il passo che viene logico è la necessità di formarsi una coscienza che dice che non tutto quello che si desidera è buono, che non tutto quello che è possibile fare, può o deve essere fatto. E’ la formazione all’onestà, a non approfittare della posizione di vantaggio per rovinare l’altro, al tener presenti i bisogni e le difficoltà altrui. Se uno ha più doti di un altro per questo non deve sentirsi superiore e umiliare o affamare l’altro. In un mondo di furbi, l’onestà è assai probabilmente la furbizia più lungimirante.

5. Alla base di tutto ci sta poi la formazione religiosa che illumina e affina la coscienza, la quale, sapendo di dover rendere conto a Dio, agisce guidata da criteri di umanità e di carità, che vanno ben oltre quelli della nuda giustizia. E tendono a promuovere la fraternità che è ciò che rende vivibile e amabile l’umana avventura. Mi piaceva ripetere: “Chi si inginocchia davanti a Dio, può camminare a testa alta in mezzo agli uomini. Il santo timor di Dio, fa perdere la paura degli uomini”.

6. E infine, ho sempre combattuto la mediocrità, assunta come progetto di vita, per convincere che il progetto di Dio su di noi è la santità, la quale passa anche attraverso il desiderio di fare bene ogni cosa, il che rende contenti, fa contenti gli altri, ed è anche rasserenante perché non ci si sente soli nella vita. Il regalo dei miei carissimi ex alunni è proprio quello di confermarmi che li ho aiutati a vivere da uomini e, molti, anche da buoni cristiani.
Penso che sia proprio lo Spirito Santo che ha operato nella mia missione, perché tutto questo ho dovuto inventarlo, cammin facendo, senza alcuna preparazione specifica se non quella del Vangelo.
Ma non è il Vangelo la più possente forza propulsiva della costruzione di un’umanità più umana?

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Contatore per siti