LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

domenica 2 giugno 2013

243 - LA MIA POLITICA

18. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra

Non posso non sorridere quando penso al mio proposito giovanile, dopo la presa di Porta Pia, di non cambiare la veste fino a quando Roma non sarebbe stata restituita al Papa. L’avvenimento era sentito come tragico e aveva dato origine ad un atteggiamento di rifiuto non solo della nuova Italia, ma anche di tutta la società moderna. Ho visto però quanto fosse controproducente dal punto di vista pastorale questa intransigenza, perché un conto sono le idee, un altro conto sono le anime. E, soprattutto, ho preso coscienza che il Signore mi aveva posto in questo tempo, perché potessi fare del bene e far crescere dei cristiani anche in questa situazione, capaci di migliorare le cose perché diventati migliori. Il Vangelo non parte dal miglioramento del cuore dell’uomo per migliorare la società?
Ho visto inoltre come la discesa del clero nell’agone politico abbia accentuata una nefasta divisione tra i cattolici, assorbendo energie che sarebbero state impegnate più opportunamente nella diffusione del Vangelo, senza parlare del fatto di alimentare l’anticlericalismo.
“La politica è la rovina del clero, perché fonte di profonde divisioni”, ho ricordato più volte. Il clero deve promuovere la solidarietà, deve educare alla responsabilità personale e a quella sociale. Per questo ho tenuto le distanze dalle dispute e dagli schieramenti opposti e ho pregato i miei collaboratori di interessarsi più della coscienze che delle dispute politiche, lasciando questi alla competenza dei laici.

I tempi cambiano

Sono d’accordo con quanto mi scriveva nel 1887, Monsignor Bonomelli, dopo aver parlato con i cardinali Manning e Gibbons: “Questi bravi cardinali vivono in mezzo al mondo, lo conoscono e vedono che l’avvenire è della democrazia e che la Chiesa dovrà trattare con i popoli anziché con i principi. Il passato non ritorna più. La Chiesa si pose sempre dal lato dei deboli, dei sofferenti e perciò coi popoli, che infine sono i sofferenti, cominciando da Gesù Cristo”. I tempi cambiano, ma i “poveri li avrete sempre con voi”. E noi dobbiamo essere con i poveri e per i poveri.
I tempi cambiano, ma oggi c’è chi in nome del progresso sfrutta i poveri e chi in nome della difesa del popolo, allontana dalla fede: “Alla camera del lavoro ove vengono iscritti anche i giovinetti a 12 anni non si impara che a bestemmiare, a odiare i preti, religione, ecc”.
I tempi cambiano e anche le forme di governo, ma il nostro compito è di impedire che i poveri siano privati della fede da chi li sfrutta e da chi li vuole difendere con l’irreligiosità. I tempi cambiano e noi dobbiamo essere presenti dove si crea una nuova società, cioè nel mondo del lavoro, preparando lavoratori abili nella loro professione e ancora più abili nella professione della loro fede, oltre che essere leali cittadini.
Sento che il mio compito è quello di formare e riformare le coscienze, specialmente attraverso l’educazione e di lenire, attraverso lì esercizio della carità, del consiglio, della comprensione le sofferenze e i dubbi che i conflitti religiosi e le battaglie attorno al modernismo stanno suscitando.

Non è facile
 
Ho constatato tuttavia come tutto ciò non sia facile nella pratica quotidiana. Nella mia tipografia infatti si stampavano contemporaneamente Il cittadino di Brescia e La Voce del Popolo,che rappresentavano due posizioni ben diverse del mondo cattolico, il primo diretto da Giorgio Montini, il secondo da Giuseppe Tovini, che a volte si scontravano polemicamente.
Naturalmente sono lieto quando sento che i cattolici si impegnano con successo anche in campo politico. Ma sono anche convinto che bisogna preparare il domani, creando uomini che sappiano guadagnarsi la vita, che mettano su una buona famiglia e che pensino un poco anche agli altri sia nel privato come nel pubblico.
 

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