23. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano
Cabra
Oggi non sono contento di me. Ho dovuto riunire i ragazzi e fare un solenne richiamo per un furto avvenuto a danno di uno di loro. Non avendo trovato il responsabile, di fronte all’impressione di omertà, mi sono alterato, ho alzato la voce e ho minacciato castighi, con eccessiva severità. Non posso tollerare che avvengano queste cose, ma non posso tollerare neppure che io perda la pazienza in questo modo, col pericolo di perdere anche la fiducia dei miei ragazzi.
Beati i miti
Vivere a contatto con i ragazzi è una continua provocazione, specie in certi momenti, quando danno proprio l’impressione di voler fare il contrario di quello che dovrebbero fare. In questi momenti si corre il rischio di diventare pessimisti, di vedere solo i loro lati negativi, di considerarli irriducibili, di pensare che si stia perdendo il tempo con loro. Per fortuna ci sono altri momenti dove manifestano il loro volto positivo, che incoraggia e consola. Sempre occorre ricordare che l’educazione è una questione di cuore, dal momento che si riesce ad incidere nella misura in cui si conquista il loro cuore. “Beati i miti, perché possiederanno la terra”, ha detto il Signore. Beati coloro che sono miti perché possederanno i cuori, che sono la terra su cui siamo chiamati a seminare. Possedere il cuore dei giovani è il punto più alto dell’ educazione, perché essi possono dimenticare molte cose, ma non dimenticheranno mai la bontà illuminata, che conquista. Il mite non deve convincere il giovane che quello che sta facendo ‘lo fa per il suo bene’, perché lo dimostra con il suo stile paziente, amorevole e benevolo, che infonde fiducia.
Il mio San Francesco di Sales scriveva che “la mitezza è l’amorevole simpatia verso ognuno nelle sue condizioni particolari, nelle sue debolezze e nelle sue necessità quotidiane”. Per essere buoni educatori non basta esigere che un ragazzo compia il suo dovere, ma dobbiamo comprendere il momento che sta passando e le domande che vorrebbe fare. Certe ribellioni vengono da bisogni non compresi e non soddisfatti
Amare, amare, amare..
“Amare, amare, amare” scrive Alessandro Manzoni. Chi ama è paziente, non si lascia amareggiare da qualche risposta impropria, tiene presente il carattere e l’età del ragazzo. Ma come è difficile avere attenzione per tutti e per ciascuno, senza fare differenze e senza correre il rischio di curare il proprio gruppetto di “simpatici”. Penso che il formarsi un cuore mite, comprensivo e amabile verso tutti, sia non solo un obiettivo del buon educatore, ma anche un mezzo di santificazione personale. L’educatore si santifica quando è fermo nelle mete da raggiungere e paziente e comprensivo nei mezzi, quando richiede prima a sé quello che domanda agli altri, quando non esige tutto e subito ma sa rispettare i tempi di maturazione, quando cerca di comprendere quello che lo Spirito opera in quella persona, quando non si lascia dominare dalla passione.
Una parola consolante
Proprio oggi il Signore mi ha consolato, facendomi incontrare queste parole di un Padre della Chiesa: “Il Signore non dichiara beati quelli la cui vita è immune da passioni. Il Signore non condanna quelli che soccombono accidentalmente alle passioni, ma chi le coltiva deliberatamente. E’ connaturale alla nostra debolezza veder sorgere in sé degli impulsi senza volerlo. Felici coloro che non cedono facilmente agli impulsi della passione, ma sanno dominarli” (Gregorio di Nissa).
Oggi non sono contento di me. Ho dovuto riunire i ragazzi e fare un solenne richiamo per un furto avvenuto a danno di uno di loro. Non avendo trovato il responsabile, di fronte all’impressione di omertà, mi sono alterato, ho alzato la voce e ho minacciato castighi, con eccessiva severità. Non posso tollerare che avvengano queste cose, ma non posso tollerare neppure che io perda la pazienza in questo modo, col pericolo di perdere anche la fiducia dei miei ragazzi.
Beati i miti
Vivere a contatto con i ragazzi è una continua provocazione, specie in certi momenti, quando danno proprio l’impressione di voler fare il contrario di quello che dovrebbero fare. In questi momenti si corre il rischio di diventare pessimisti, di vedere solo i loro lati negativi, di considerarli irriducibili, di pensare che si stia perdendo il tempo con loro. Per fortuna ci sono altri momenti dove manifestano il loro volto positivo, che incoraggia e consola. Sempre occorre ricordare che l’educazione è una questione di cuore, dal momento che si riesce ad incidere nella misura in cui si conquista il loro cuore. “Beati i miti, perché possiederanno la terra”, ha detto il Signore. Beati coloro che sono miti perché possederanno i cuori, che sono la terra su cui siamo chiamati a seminare. Possedere il cuore dei giovani è il punto più alto dell’ educazione, perché essi possono dimenticare molte cose, ma non dimenticheranno mai la bontà illuminata, che conquista. Il mite non deve convincere il giovane che quello che sta facendo ‘lo fa per il suo bene’, perché lo dimostra con il suo stile paziente, amorevole e benevolo, che infonde fiducia.
Il mio San Francesco di Sales scriveva che “la mitezza è l’amorevole simpatia verso ognuno nelle sue condizioni particolari, nelle sue debolezze e nelle sue necessità quotidiane”. Per essere buoni educatori non basta esigere che un ragazzo compia il suo dovere, ma dobbiamo comprendere il momento che sta passando e le domande che vorrebbe fare. Certe ribellioni vengono da bisogni non compresi e non soddisfatti
Amare, amare, amare..
“Amare, amare, amare” scrive Alessandro Manzoni. Chi ama è paziente, non si lascia amareggiare da qualche risposta impropria, tiene presente il carattere e l’età del ragazzo. Ma come è difficile avere attenzione per tutti e per ciascuno, senza fare differenze e senza correre il rischio di curare il proprio gruppetto di “simpatici”. Penso che il formarsi un cuore mite, comprensivo e amabile verso tutti, sia non solo un obiettivo del buon educatore, ma anche un mezzo di santificazione personale. L’educatore si santifica quando è fermo nelle mete da raggiungere e paziente e comprensivo nei mezzi, quando richiede prima a sé quello che domanda agli altri, quando non esige tutto e subito ma sa rispettare i tempi di maturazione, quando cerca di comprendere quello che lo Spirito opera in quella persona, quando non si lascia dominare dalla passione.
Una parola consolante
Proprio oggi il Signore mi ha consolato, facendomi incontrare queste parole di un Padre della Chiesa: “Il Signore non dichiara beati quelli la cui vita è immune da passioni. Il Signore non condanna quelli che soccombono accidentalmente alle passioni, ma chi le coltiva deliberatamente. E’ connaturale alla nostra debolezza veder sorgere in sé degli impulsi senza volerlo. Felici coloro che non cedono facilmente agli impulsi della passione, ma sanno dominarli” (Gregorio di Nissa).
Mi accorgo che devo ripetere più frequentemente: “Gesù mite
e umile di Cuore, fa il mio cuore simile al tuo”, perché grazie alla tua
mitezza, io possa possedere il cuore dei miei ragazzi per farli crescere
secondo i loro talenti e come vuoi Tu.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.