21. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra
La mia ammirata chiesetta l’ho dedicata a San Filippo Neri per diversi motivi. Quando Filippo da Firenze è giunto a Roma, questa era una città pagana. Quando è morto, Roma era una città cristiana. Uno dei fattori di questa straordinaria trasformazione è stata la dedizione instancabile di Filippo alla gioventù. Curando la gioventù egli ha dato un contributo importante al miglioramento della città. Potessi fare io la stessa cosa con la mia Brescia!
Rendere simpatica la vita cristiana
Il nostro santo esercitava un forte fascino sui giovani perché sapeva rendere simpatica la virtù e la vita cristiana. Illustrava più la bellezza della virtù che la bruttura del vizio, parlava più delle gioie del Paradiso che delle pene dell’Inferno, presentava la vita cristiana come un cammino di gioia più che un insieme di doveri, sapeva incantare parlando delle verità cristiane, incoraggiando più che rimproverando, mettendo in luce le potenzialità di ciascuno più che gli inevitabili sbagli. Era preoccupato che al giovane fosse permesso di essere giovane, favorendo il sano divertimento, organizzando le famose gite-pellegrinaggi alla Basiliche romane,allegre scampagnate con intervalli di grande devozione, promovendo l’amore per la bella musica grazie all’amicizia dei più grandi musicisti del tempo. Era sempre in prima fila nel fare scherzi e nel raccontare piacevolezze: la sua compagnia era ricercatissima. Filippo era preoccupato di rendere piacevoli e simpatiche le cose di Dio. Era convinto che non è sufficiente opporsi al vizio, ma che è necessario proporre qualche cosa di alternativo e di elevante. Non basta la denuncia del male, ma occorre la proposta positiva del bene.
Per questo amava l’arte e promosse forme artistiche moderne per coinvolgere la gioventù. Educatore paziente e bonario, comprensivo e sorridente, era per il ‘moto perpetuo’, diffidando dall’ozio. Il suo modo di fare mi ha sempre incantato. Anche se, per natura, non sono faceto come lui, tuttavia quando sono in mezzo ai ragazzi cerco di dimenticare le mie preoccupazioni, facendomi giovane con i giovani, cercando di tenerli allegri. Quando avevo meno anni, giocavo anche con loro.
Ma, ora come ieri, mi preoccupo che i giovani non si sentano defraudati della loro gioventù, promovendo molte iniziative. Desidererei tanto assomigliare a questo “santo della gioia cristiana”!
Beati voi giovani
Ho già ricordato di aver promosso la banda musicale, iniziata con l’entrata di P. Gorini che ha portato con sé preziosi strumenti musicali. Devo aggiungere che abbiamo anche un’ottima filodrammatica, organizziamo frequenti gite, promoviamo una apprezzata schola cantorum, curiamo le feste, proponiamo alla città delle accademie, ci mescoliamo con i ragazzi in ricreazione… l’importante è non favorire la tristezza, la noia, la cupezza di una vita senza allegria.
All’Istituto ci deve essere vita e movimento, perché l’acqua ferma marcisce. E così mentre alterniamo lavoro, studio e ricreazioni movimentate, solennità preparate e attese, ricordiamo le massime del nostro Santo:“Bisogna lavorare, bisogna lavorare, Iddio non sa che farne dei poltroni”.
Ma anche: “Siate lieti, figlioli. Scrupoli e malinconia, fuori da casa mia”. “La malinconia e la tristezza arrecano gran danno allo spirito, mentre l’allegria conforta il cuore e aiuta la perseveranza nella buona vita: perciò il servo di Dio dovrebbe essere sempre allegro”.
Anche se la vita dell’Istituto deve essere regolata, chiudo facilmente un occhio quando vedo certe birichinate frutto di esuberanza giovanile:“Fate tutto, ma non fate peccati”.
Ma soprattutto, ricordo spesso il senso della loro età: “Beati voi giovani, perché avete tempo di fare il bene” . Fare bene il bene, fare il bene con allegria, fare il bene per rendere contenti gli altri.
Per questo amava l’arte e promosse forme artistiche moderne per coinvolgere la gioventù. Educatore paziente e bonario, comprensivo e sorridente, era per il ‘moto perpetuo’, diffidando dall’ozio. Il suo modo di fare mi ha sempre incantato. Anche se, per natura, non sono faceto come lui, tuttavia quando sono in mezzo ai ragazzi cerco di dimenticare le mie preoccupazioni, facendomi giovane con i giovani, cercando di tenerli allegri. Quando avevo meno anni, giocavo anche con loro.
Ma, ora come ieri, mi preoccupo che i giovani non si sentano defraudati della loro gioventù, promovendo molte iniziative. Desidererei tanto assomigliare a questo “santo della gioia cristiana”!
Beati voi giovani
Ho già ricordato di aver promosso la banda musicale, iniziata con l’entrata di P. Gorini che ha portato con sé preziosi strumenti musicali. Devo aggiungere che abbiamo anche un’ottima filodrammatica, organizziamo frequenti gite, promoviamo una apprezzata schola cantorum, curiamo le feste, proponiamo alla città delle accademie, ci mescoliamo con i ragazzi in ricreazione… l’importante è non favorire la tristezza, la noia, la cupezza di una vita senza allegria.
All’Istituto ci deve essere vita e movimento, perché l’acqua ferma marcisce. E così mentre alterniamo lavoro, studio e ricreazioni movimentate, solennità preparate e attese, ricordiamo le massime del nostro Santo:“Bisogna lavorare, bisogna lavorare, Iddio non sa che farne dei poltroni”.
Ma anche: “Siate lieti, figlioli. Scrupoli e malinconia, fuori da casa mia”. “La malinconia e la tristezza arrecano gran danno allo spirito, mentre l’allegria conforta il cuore e aiuta la perseveranza nella buona vita: perciò il servo di Dio dovrebbe essere sempre allegro”.
Anche se la vita dell’Istituto deve essere regolata, chiudo facilmente un occhio quando vedo certe birichinate frutto di esuberanza giovanile:“Fate tutto, ma non fate peccati”.
Ma soprattutto, ricordo spesso il senso della loro età: “Beati voi giovani, perché avete tempo di fare il bene” . Fare bene il bene, fare il bene con allegria, fare il bene per rendere contenti gli altri.
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