LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

giovedì 4 luglio 2013

281 - DELUSIONI E CONSOLAZIONI

25. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra

Ieri è salito da me un giovane collaboratore, un chierico molto impegnato nell’educazione, alquanto demoralizzato per il comportamento di alcuni suoi ragazzi.. Era talmente deluso che voleva gettare la spugna. Tutto gli sembrava inutile. Mi pareva immerso in un mare di amarezza e di sfiducia nella sua e nostra azione educativa. L’ho lasciato parlare a lungo, partecipando alla sua afflizione, che anch’io ho conosciuto.
Poi, sempre facendo tesoro dell’ esperienza, gli ho ricordato che i suoi sentimenti erano degni di ammirazione, perché dettati dall’amore. Infatti chi ama si preoccupa, si affligge: ”Piangete, amanti, poi che piange Amore”, diceva Dante. Chi non ama a fondo i giovani, non soffre per la loro situazione. Ma chi non sa soffrire, non sa neppure gioire con loro e per loro.

Beati gli afflitti
 
Questa preoccupazione è buona e gradita a Dio: è cosa buona essere preoccupati e rattristati per la palude che trattiene i giovani. E’ cosa buona soffrire per l’imbarbarimento dei costumi. E’ giusto indignarsi per i cattivi esempi, per le nuove forme di male presentate in forma attraente o come cosa naturale o come comportamento normale. E’ buono e giusto tentare di reagire, convinti che il progresso non può avvenire solo nel male. La gioventù, che tutti invidiano, in realtà è l’età più povera, soprattutto perché sovente influenzata dagli esempi facili e devastanti degli adulti. Se è vero che “bisogna passare per molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio”, è anche vero che chi le affronta con coraggio può dire con San Paolo: “Sovrabbondo di gioia in mezzo alle mie tribolazioni”.
Infatti anche per gli educatori il Signore dice: “Beati gli afflitti perché saranno consolati”

Non vi affannate

C’è anche il detto del Signore: “Non vi affannate”. Non lasciatevi prendere dall’ansia, perdendo la speranza, diventando dimissionari e catastrofici. Un educatore apprensivo non favorisce la trasmissione delle mete positive. Il vangelo è buona notizia perché dice che Dio è presente anche in questa situazione e potrebbe chiederci la sofferta fedeltà alla nostra missione, quale contributo alla loro salvezza. Dio opera silenziosamente: le sue vie non sono le nostre, i suoi tempi non sono i nostri. Occorre fiducia in quest’opera nascosta e silenziosa di Dio. E’ Lui che volge al bene la nostra sofferta preoccupazione, rovesciando le cose.
E’ necessario aver fiducia nella forza ‘redentrice’ di questa nostra sofferenza: essa piace a Dio. E’ bene dunque preoccuparsi, ma senza affanno, senza perdere la fiducia nella sua fecondità.

Parlare a Dio

Se è necessario parlare di Dio ai nostri ragazzi, è ancor più necessario parlare a Dio di loro. Pregare per i nostri giovani, con la fiducia di Santa. Monica, alla quale era stato assicurato che: ”è impossibile che si perda un figlio di tante lacrime...” Pregare e poi lasciar fare al Signore: preoccuparsi senza perdere la fiducia nella sua potenza perché e’ Lui che consolerà, che troverà soluzioni, che porterà a maturazione e utilizzerà.
“E tu - ho concluso al mio giovane promettente collaboratore – tu devi imparare a superare questo momento, anche per essere in grado di educare con efficacia i tuoi ragazzi a superare le delusioni che li attendono. Bisogna saper trarre una lezione da ogni sconfitta per aiutare gli altri a non lasciarsi piegare dalla sorte avversa. Mostrati forte, non farti vedere deluso, non abbatterti. Insegnerai con l’esempio che si possono affrontare tutti i guai. Dio infatti ci consola nelle nostre tribolazioni, perché anche noi possiamo consolare i tribolati”.
 

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