LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

giovedì 30 agosto 2012

53 - DAL TESTAMENTO DI PADRE PIAMARTA


L'ultima pagina del testamento di padre Piamarta
scritto il 1 gennaio 1909


Dal testamento di Padre Giovanni Battista Piamarta

(Ufficio delle letture)

Confidare in tutto e per tutto in Dio



Il resto (delle mie sostanze), per una gran parte, era libero di disporlo in beneficenza, come meglio mi sarebbe tornato, senza riguardo all'Istituto; ma mi sarei recato a coscienza l'usare di questa libertà spiegatamente concessami a detrimento dell'Istituto a cui volli venisse tutto consegnato, ma mi sarebbe tormento intollerabile anche dopo morte se vedessi che queste provvidenziali sostanze ch'io dispongo ad incremento perfetto di questa santa opera, venissero leggermente e malamente amministrate. Per questo supplico i miei eredi ad usare tutto l’impegno perché l’amministrazione venga accuratissimamente proseguita e sempre onde si possa fare il bene ai poveri ragazzi specie di vedove madri, nella maggior possibile estensione; potendo io spendere a mio piacimento, mi sono ben guardato dall'abusare di un sol quattrino che non fosse ad incremento dell'opera che si ha tra le mani; con tale avvedimento e cura si potrà contare sicuramente sull’indeficente soccorso e concorso della Divina Provvidenza che mi si è sempre mostrata sì profondamente munifica in tutti i bisogni del1'Istituto. Raccomando di non far troppo assegnamento sull'industria umana; guai se fino adesso si fosse collocata la fiducia nei calcoli umani, l'Istituto sarebbe ormai morto. Ora le istituzioni come gli individui crescono e si mantengono con quei principi onde furono nati. Essendo quindi la nostra istituzione sorta mediante una specialissima, per non dire totale opera della Provvidenza Divina, dessa va rigorosamente mantenuta e conservata sempre col pieno intervento suo. Si tenga sempre presente la massima di S. Ignazio: noi dobbiamo governarci in ogni cosa e contingenza, con accorto e prudente discernimento come se tutto dipendesse dalla esclusiva nostra industria ed accorgimento, e poi dopo dobbiamo in tutto e per tutto confidare in Dio, come se nulla noi avessimo fatto. La gratitudine deve essere la massima virtù dell'Istituto. Nella speranza vivissima di vedere in seno a Gesù benedetto in Cielo la continua progressiva prosperità dell’Istituto, mi separo da tutti con la persona, mantenendomi però sempre unitissimo col cuore, consolatissimo di vedere l’opera lasciata nelle mani dei Confratelli tutti così forniti di eccellente spirito Sacerdotale, di distinta bravura e tutti interamente compenetrati ad ottenere il massimo incremento all'opera. Ringrazio tutti, col cuore sulla penna, del compatimento, onde mi furono sconfinatamente larghi, ai miei innumerevoli difetti più o meno gravi commessi continuamente contro di loro. Il Signore li ricambi da pari suo di una tanta e squisita carità.

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