LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

mercoledì 22 agosto 2012

37 - L'INVITO DEL SUPERIORE GENERALE

Prepariamoci al 21 ottobre 2012 
   L’annuncio dato dal Santo Padre nel Concistoro del 18 febbraio riguardo alla Canonizzazione del nostro Fondatore, ci ha riempito di gioia, venendo incontro a un’attesa lunga di anni.
Per chi lo ha conosciuto e lo ama, non c’erano dubbi sulla santità di Padre Piamarta. Gli scriveva nel 1896 l’amico Giuseppe Franchini (quello dell’avventura sulla Maddalena): “Vedo in te l’uomo delle grandi e sorprendenti imprese, quello che io chiamerei volentieri il vero Santo, il quale, col sublime sentimento della Carità, ha fatto e fa tuttora miracoli!” E molte testimonianze nel processo canonico sono date in questi termini.
   Tutti attendevamo però con trepidazione che la giusta prudenza della Chiesa si pronunciasse ufficialmente, per poter vedere il nostro Padre proposto universalmente come modello di fede, speranza e carità per tutti i cristiani.
L’annuncio del Papa viene dopo il riconoscimento – da parte di medici, teologi, cardinali, vescovi e dello stesso Pontefice – di un fatto di guarigione inspiegabile alla medicina e ottenuto grazie alla sua intercessione. Come è noto, si tratta di un uomo di Fortaleza, ormai dichiarato in stato irreversibile dai medici e che, invece, avendo i suoi amici chiesto aiuto a P. Piamarta, si è completamente e quasi improvvisamente ristabilito. 
   Ciò che chiamiamo ‘miracolo’, nella storia della salvezza, è un segno straordinario dell’intervento di Dio a favore dell’uomo, un’occasione nella storia che manifesta, appunto, la salvezza che può venire solo da Dio. Perciò, da una parte, i miracoli sono pochi e Gesù non ha guarito tutti gli ammalati del suo tempo: sono, infatti, dei ‘segni’, degli ‘assaggi’ del mondo nuovo che Egli inaugura con la sua presenza in mezzo a noi. Sono avvenimenti che accadono in una relazione di fede in lui, da parte di chi riceve il miracolo o da parte di chi gli presenta la persona bisognosa.
Dall’altra, per chi ha fede, i miracoli sono frequenti e continui. La vita è miracoloso dono di Dio, per chi sa leggere ‘al di là delle cose’ con gli occhi ‘dei bambini’ che chiede Gesù. Gli avvenimenti, alcuni più di altri, che accompagnano la nostra esistenza sono veri miracoli – cioè interventi di Dio nella storia –, se li sappiamo leggere nel loro valore di straordinaria ordinarietà. In questi anni, visitando le opere piamartine, mi sono incantato e commosso più volte nell’ascoltare frequentissimamente persone semplici o dotte – ma comunque di fede – che attribuivano questo o quel fatto, poco o tanto straordinario, all’intercessione di Padre Piamarta. Erano famiglie che ritrovavano l’unità e la pace, figli irricuperabili ritornati sul sentiero giusto, alunni impossibili cambiati radicalmente e imprevedibilmente, diagnosi mediche ribaltate all’improvviso … “È stato Padre Piamarta!” mi sentivo dire, come la più ovvia delle constatazioni, in Italia e, con frequenza anche maggiore, in America Latina o in Africa, dove la secolarizzazione non ha ancora seminato troppo, oltre ai pregi, anche le sue aridità spirituali.
   Un miracolo che sta sotto gli occhi di tutti sono poi le persone che si sentono coinvolte, dal riferimento a Padre Piamarta, a seguire il Signore con la fedeltà della vita, nelle Congregazioni da lui fondate e nel Movimento Secolare Piamartino: gente che, ancora oggi, in tempo di diritti e di calcolati tornaconti, si dedica gratuitamente alla gioventù in varie parti del mondo, compiendo opere quotidiane di amore e di servizio educativo e di vangelo vissuto.
   Il miracolo che in questa grande occasione, alla quale ci stiamo preparando con entusiasmo, possiamo chiedere tutti, senza differenze e distinzioni di categoria e di appartenenza, al nostro futuro ‘Santo’, è quello di fare una ulteriore, profonda esperienza dell’amore di Dio: di quel Dio che per Padre Piamarta era (ed è) Tutto, per il quale sentiva di voler dare la vita e al quale si affidava con sconfinata fiducia in ogni momento, specialmente nelle circostanze difficili, quelle in cui un uomo ‘normale’ si ferma e si scoraggia.
La normalità dei Santi, invece, consiste proprio nel credere che, se si agisce in nome del Signore e in sua continua compagnia, il bene diventa sempre possibile e, se Dio vuole, anche realizzando ‘grandi imprese’ con pochi mezzi. Perciò lo scopo di ogni miracolo e della proclamazione della santità di un cristiano è che ognuno di noi senta Dio più vicino e, con maggiore confidenza, si affidi a Lui.
 P. Enzo Turriceni

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