Capitolo ottavo
1. Padre Piamarta agli inizi dell’Istituto Artigianelli aveva avuto due giovani collaboratori straordinari: il chierico Emilio Bongiorni e Dominatore Mainetti, destinati a diventare il primo Vescovo Ausiliare di Brescia e il secondo Sindaco di Brescia. Sempre tra i primi collaboratori, furono preziosi alcuni ex pavoniani, che vivevano con monsignor Capretti. Anche alcuni sacerdoti e laici e poi alcuni alunni si unirono a lui, per condividere la sua missione e la sua vita laboriosa, impegnativa, assorbente.
2. Ma il Padre voleva attorno a sé qualche cosa di più di un gruppo di collaboratori. Voleva creare una comunità stabile che fosse come una famiglia, dove si vivesse assieme, si pregasse assieme, si lavorasse assieme, ci si aiutasse reciprocamente a servire i giovani. Questo ambiente avrebbe contribuito a far respirare il clima di famiglia ai ragazzi, quasi a “dare una famiglia a chi non l’ha” e a preparare i giovani a quegli atteggiamenti di rispetto, di accoglienza, di attenzione, che sono le premesse insostituibili per la creazione di una famiglia.
3. Ed ecco nascere la “Congregazione Sacra Famiglia di Nazareth”, formata da un gruppo di sacerdoti e laici che si impegnano a dedicare tutta la loro vita al servizio di Dio e dei giovani, ispirandosi al modello della Santa Famiglia. La Santa Famiglia ispira a vivere uno stile fraterno, che si esprime – come dice il Padre – “nella pazienza, carità, cordialità, procurando d’essere tra noi affabili, abbondare e sovrabbondare in dolcezza. Questo spirito deve penetrare nel profondo del cuore della nostra santa Istituzione”. Una famiglia stabile, destinata a rinnovarsi e a continuare la sua opera nel tempo.
4. La Santa Famiglia diventa dunque “la Famiglia per le famiglie”, sia per quella religiosa, sia per quella con e per i ragazzi, sia per quella che i ragazzi un giorno formeranno.
5. In una famiglia non può mancare l’elemento femminile. E il Padre, assieme alla Madre Elisa Baldo, dà origine anche alle “Ausiliarie della Santa Famiglia”, che prenderanno poi il nome di “Umili Serve del Signore”, una Congregazione che è stata insostituibile collaboratrice e sostegno nelle opere piamartine per parecchi decenni e alla quale va tutta la ammirata riconoscenza dei figli di Padre Piamarta.
6. Il modello scelto è dunque la Santa Famiglia di Nazareth: il richiamo a Nazareth non è casuale. Nazareth è anche il luogo dove il lavoro viene santificato, perché qui ha lavorato manualmente il Figlio di Dio. Se l’esaltazione culturale del lavoro è necessaria per riscoprirne l’eminente dignità, le potenzialità di realizzazione della persona, il contributo alla società e al progresso, tuttavia non è sufficiente per cancellare l’aspetto logorante, la fatica e le delusioni che lo accompagnano. Lo sguardo a Nazareth aiuta a mettere il lavoro nella giusta prospettiva della partecipazione al sudore redentivo della Santa Famiglia: chi lavora e suda con Gesù non perde la sua ricompensa.
7. Padre Piamarta invita ad andare spiritualmente a Nazareth anche per scoprire il valore della quotidianità: per chi guarda a Nazareth l’oscurità del quotidiano, – “il terribile quotidiano” – viene illuminata e acquista una nuova dimensione. A Nazareth, lontano dai riflettori, cresceva il Figlio di Dio. Nella monotonia del quotidiano siamo invitati a scoprire il Figlio di Dio che desidera crescere in noi, per avere luce e pace e per portare luce e pace.
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