LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

lunedì 5 agosto 2013

301 - PIU’ CORAGGIO

28. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra

Mi è stato detto, e più di una volta, che sono un uomo forte. Avverto che lo dicono ora con intento elogiativo per la mia tenacia nel perseguire gli obiettivi, ora con un non troppo velato rimprovero, alludendo al mio carattere considerato inflessibile. Sapessero quante volte invoco il dono della fortezza per affrontare i problemi quotidiani! Prego per ottenere la costanza e la perseveranza nella missione affidatami, e prego anche per non lasciarmi travolgere dagli eventi.
Ogni giorno chiedo umilmente al Signore di poter dire con San Paolo: “Tutto posso in Colui che mi da forza”! Perché “mia forza e mio canto, sei Tu Signore”. La missione dell’ educazione la sento superiore alle mie povere forze umane. Se è vero che l’educazione deve arrivare al cuore e da qui ripartire e se è vero che solo Dio può toccare il cuore, allora è necessario chiedere quel supplemento di aiuto che permette di varcare le soglie del cuore dei nostri ragazzi

Forti nella prova

Prego anche di saper educare i miei giovani alla fortezza, una virtù spesso latitante e fraintesa. Non è fortezza il pretendere di vincere sempre, ma l‘allenarsi ad accettare serenamente gli alti e bassi delle vicende umane, dove non ci sono solo risultati positivi, ma anche i negativi. Se è da forti accettare la competizione, è da fortissimi il saper riconoscere i propri limiti. Non è da forti “piangersi addosso”, per un insuccesso, ma ripartire con realismo e fiducia. “Come si vince a Waterloo”, o “come far tesoro dei propri limiti”, “o come amministrare bene i propri talenti”: sono tutte espressioni di vera fortezza.
A noi non è richiesto di aver sempre successo, ma di far fruttare al massimo i nostri talenti, che sono diversi e complementari. Sovente un insuccesso è più utile di un successo, al fine di conoscere se stessi e stimarsi per quello che veramente si è.

Forti nella fede

Come mi fanno pena i lamentosi e quelli che incolpano sempre gli altri delle proprie disavventure, così mi sento in dovere di scuotere quelli che non hanno il coraggio della propria fede.Trascrivo qui alcuni appunti di predicazione ai miei ragazzi: “Noi cristiani non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio” (1 Cor 2,12). E lo Spirito di Dio ci aiuta a contrastare ciò che piace al mondo. Ecco le massime del mondo che sono agli antipodi di quelle di Gesù Cristo: “il perdonare a chi ci fa del male è una debolezza; moderare l’ambizione è un mancare di coraggio; la gioventù deve correre senza posa la via dei piaceri e soddisfare tutti i gusti”. Ora perché molti ,ma molti, cristiani le seguono? Perché non si ha il coraggio di andar contro corrente; si ha vergogna di rimanere soli. E allora si dice: così si vive nel mondo, bisogna operare con gli altri… Ma noi non abbiamo ricevuto lo spirito di questo mondo, noi abbiamo ricevuto lo Spirito di Cristo che ci invita a non essere schiavi del mondo, a non temerlo, a “disprezzare il suo disprezzo”, a guardare avanti, perché il cristiano è l’uomo del futuro, l’uomo che pensa che il “più” è davanti a noi”.
Il mondo infatti passa e noi passiamo con esso. “Ma chi fa la volontà del Signore rimane in eterno”.
Quante volte ho insistito e insisto su questo tasto: il futuro appartiene a chi ha le idee più chiare e a chi è disposto a pagare per queste idee! E le nostre idee sono basate sulle promesse di Cristo!

Una grande storia 

 Noi abbiamo nella storia della santità una miniera di esempi convincenti di personalità forti e affascinanti. Come erano attenti i miei ragazzi quando narravo gli episodi di eroismo dei martiri, i viaggi e il coraggio di San Paolo, le imprese di Francesco Saverio, l’amore a Cristo di Francesco d’Assisi, la conversione e la sapienza di Agostino. E’ una grande storia da conoscere, da narrare, da far rivivere nell’oggi, da continuare. Come si arricchirebbe anche l’umanità dei nostri ragazzi, così poveri di modelli positivi.
 

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