32. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano
Cabra
Fin dalle mie prime esperienze personali e pastorali ho percepito che la famiglia non godeva di buona salute. Mio Dio, quante sofferenze e quanti lacrime! Quale urgente necessità del risanamento della famiglia per una società più umana e cristiana!.
Stando in mezzo ai giovani poveri ho maturata la convinzione che per formare una famiglia solida occorrono avere delle condizioni materiali per mantenerla, e delle condizioni spirituali per mantenerla solida.
Nella gestione delle opere che il Signore mi ha affidato, ho sempre perseguito la finalità di mettere i miei giovani nelle condizioni di formarsi una famiglia, grazie all’apprendimento di un mestiere e di affrontarla con le disposizioni spirituali capaci a renderla solida, grazie la formazione del cuore.
E così ho fatto scrivere nello Statuto dell’erigenda Congregazione: “Quando la famiglia del povero sarà riformata per mezzo della educazione cristiana del piccolo artigiano e dell’agricoltore, allora la società sarà risanata in massima parte”.
Per “educazione cristiana” ho inteso la educazione integrale, fatta di preparazione tecnica e di formazione spirituale, per aiutare i giovani a realizzare una famiglia cristiana.
Un modello necessario
Quale modello proporre? Quello della società attuale che “va allontanandosi da Dio e ingolfandosi nella materia e nella corruzione” e che presenta il modello di una famiglia senza basi sicure?
Papa Leone XIII ha proposta insistentemente la Santa Famigli di Nazareth come modello per tutte le famiglie. Ed io porto volentieri i miei ragazzi con il pensiero a Nazareth, dove si lavora e dove si vive un amore maturo, cioè ci si vuol bene in tutte le situazioni.
Quando oggi si parla di amore si intende il più delle volte la passione e l’istinto. “Ed ecco i frutti: famiglie scisse. Presto sorgono discordie e separazioni. E i figli? Consultate le statistiche della sola Italia: 14.000 giovanetti dai 9 ai 14 anni condannati in prigione”.
L’amore maturo esige accettazione dell’altro, comprensione reciproca, capacità di sacrificio per il bene della famiglia: tutto questo brilla di luce splendida nella Santa Famiglia di Nazareth.
Guardare per imparare. E poi pregare per imitare, perché l’amore maturo è un’arte impegnativa.
La Famiglia religiosa
Proprio per questo ho messo la nostra famiglia religiosa sotto la protezione della S. Famiglia. Mi era stato suggerito da persone autorevoli di intitolarla a San Giuseppe, ma io ho preferito allargare il campo prendere come Patrona e Titolare della nuova Congregazione la Sacra Famiglia di Nazareth “affinché nei Santissimi personaggi Gesù, Maria, Giuseppe, i Religiosi e le Religiose trovassero sublimi modelli da imitare”. Anche se un Istituto non può sostituire la famiglia naturale, tuttavia, quando si è attenti ai bisogni dei ragazzi, quando si fa di tutto per andare d’accordo tra di noi, allora si può dire di far respirare uno spirito di famiglia.
Il quale si esprime “nella pazienza, carità, cordialità, virtù codeste che non vi saranno se prima non procureremo di essere tra di noi affabili, graziosi e ad avere il miele sulle labbra, la carità ne cuore, se non sapremo amarci, sopportarci e soccorrerci vicendevolmente, abbondare e sovrabbondare in dolcezza. Questo spirito deve penetrare insino al cuore della nostra Santa Istituzione”
“Per avere questo spirito in tutta la sua fragranza, si deve aggiungere la pratica dell’umiltà, senza la quale non c’è dolcezza. Della semplicità, senza la quale non c’è cordialità”
Prego ogni giorno la Santa Famiglia perché aiuti noi religiosi e i nostri giovani ad imparare la sublime arte dell’amore maturo “in questi tempi di tanto egoismo e sconvolgimento domestico e sociale”..
Fin dalle mie prime esperienze personali e pastorali ho percepito che la famiglia non godeva di buona salute. Mio Dio, quante sofferenze e quanti lacrime! Quale urgente necessità del risanamento della famiglia per una società più umana e cristiana!.
Stando in mezzo ai giovani poveri ho maturata la convinzione che per formare una famiglia solida occorrono avere delle condizioni materiali per mantenerla, e delle condizioni spirituali per mantenerla solida.
Nella gestione delle opere che il Signore mi ha affidato, ho sempre perseguito la finalità di mettere i miei giovani nelle condizioni di formarsi una famiglia, grazie all’apprendimento di un mestiere e di affrontarla con le disposizioni spirituali capaci a renderla solida, grazie la formazione del cuore.
E così ho fatto scrivere nello Statuto dell’erigenda Congregazione: “Quando la famiglia del povero sarà riformata per mezzo della educazione cristiana del piccolo artigiano e dell’agricoltore, allora la società sarà risanata in massima parte”.
Per “educazione cristiana” ho inteso la educazione integrale, fatta di preparazione tecnica e di formazione spirituale, per aiutare i giovani a realizzare una famiglia cristiana.
Un modello necessario
Quale modello proporre? Quello della società attuale che “va allontanandosi da Dio e ingolfandosi nella materia e nella corruzione” e che presenta il modello di una famiglia senza basi sicure?
Papa Leone XIII ha proposta insistentemente la Santa Famigli di Nazareth come modello per tutte le famiglie. Ed io porto volentieri i miei ragazzi con il pensiero a Nazareth, dove si lavora e dove si vive un amore maturo, cioè ci si vuol bene in tutte le situazioni.
Quando oggi si parla di amore si intende il più delle volte la passione e l’istinto. “Ed ecco i frutti: famiglie scisse. Presto sorgono discordie e separazioni. E i figli? Consultate le statistiche della sola Italia: 14.000 giovanetti dai 9 ai 14 anni condannati in prigione”.
L’amore maturo esige accettazione dell’altro, comprensione reciproca, capacità di sacrificio per il bene della famiglia: tutto questo brilla di luce splendida nella Santa Famiglia di Nazareth.
Guardare per imparare. E poi pregare per imitare, perché l’amore maturo è un’arte impegnativa.
La Famiglia religiosa
Proprio per questo ho messo la nostra famiglia religiosa sotto la protezione della S. Famiglia. Mi era stato suggerito da persone autorevoli di intitolarla a San Giuseppe, ma io ho preferito allargare il campo prendere come Patrona e Titolare della nuova Congregazione la Sacra Famiglia di Nazareth “affinché nei Santissimi personaggi Gesù, Maria, Giuseppe, i Religiosi e le Religiose trovassero sublimi modelli da imitare”. Anche se un Istituto non può sostituire la famiglia naturale, tuttavia, quando si è attenti ai bisogni dei ragazzi, quando si fa di tutto per andare d’accordo tra di noi, allora si può dire di far respirare uno spirito di famiglia.
Il quale si esprime “nella pazienza, carità, cordialità, virtù codeste che non vi saranno se prima non procureremo di essere tra di noi affabili, graziosi e ad avere il miele sulle labbra, la carità ne cuore, se non sapremo amarci, sopportarci e soccorrerci vicendevolmente, abbondare e sovrabbondare in dolcezza. Questo spirito deve penetrare insino al cuore della nostra Santa Istituzione”
“Per avere questo spirito in tutta la sua fragranza, si deve aggiungere la pratica dell’umiltà, senza la quale non c’è dolcezza. Della semplicità, senza la quale non c’è cordialità”
Prego ogni giorno la Santa Famiglia perché aiuti noi religiosi e i nostri giovani ad imparare la sublime arte dell’amore maturo “in questi tempi di tanto egoismo e sconvolgimento domestico e sociale”..
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