29. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano
Cabra
Ho tra le mani la lettera di un ragazzo, che avevo minacciato di sospendere dall’Istituto, nella quale, tra l’altro, scrive: “Le scrivo per poter riparare al dolore recatoLe colla mia mancanza. Le domando perdono, sperando che non vorrà negarlo ad un povero orfanello, che Lei raccolse in casa sua, il quale in un momento di sventatezza e di spensieratezza si è lasciato vincere da un compagno perverso, disgustando così Lei”.
Questi ragazzi mi rubano il cuore. Sono birbanti, sovente frutto dell’ambiente in cui sono cresciuti…me ne combinano di tutti i colori...ma il Signore me li affidati così come sono, perché possano sentire un poco di affetto ed essere sicuri che nella vita potranno trovare sempre chi li comprende..
Nei momenti di conflitto circa le decisioni da prendere, quando sono combattuto tra severità e comprensione, mi vengono alla mente le parole del Signore:”Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”.
Come pure mi si fanno presenti considerazioni del libro della Genesi, dove, dopo il diluvio, il Signore stringe un’alleanza gratuita, in cui non richiede nulla al partner umano, perché sa che “l’ istinto del cuore umano è incline al male fin dall’adolescenza ( Gen 8.21).
Una condizione di fragilità
Non solo: ma quando sono tentato di usare le maniere sbrigative, mi sforzo di pensare alla mia adolescenza, alle mie attuali difficoltà nel fare il bene, al mio bisogno di non essere frainteso.
E allora come posso non essere comprensivo e misericordioso?
Essere misericordiosi è una beatitudine, che rende pazienti e,alla fine. contenti. Come non essere misericordiosi pensando alla nostra natura ferita e fragile, che proprio per questo è amata da Dio?
E come non essere contenti, quando si sa di partecipare alla stessa pazienza educatrice di Dio?
Non mi sono mai pentito infatti di aver pazientato con un ragazzo. E’ bene riflettere con umiltà che forse quel monello che sembra irriducibile, non ha ancora trovata la sua strada. Per questo raccomando ai miei collaboratori di invocare frequentemente lo Spirito, perché, grazie al dono del Consiglio, si possa essere misericordiosi, senza venir meno alla missione di educare. La nostra grande concittadina, San’Angela Merici, non diceva forse che nell’educazione è necessario sintonizzarsi sull’azione dello Spirito Santo che opera in ogni persona?
Partire dal positivo
E’ più efficace partire dal positivo presente in un giovane, piuttosto che sottolineare con rimbrotti il negativo. Saper incoraggiare prima, di reprimere o correggere. Saper individuare le doti da sviluppare più che richiamare per le mancanze.
Il ragazzo va aiutato soprattutto a scoprire le capacità che non pensa di avere, perché acquisti fiducia nelle sue possibilità reali, spesso diverse da quelle sognate. Ciascuno potrà ricordare l’effetto corroborante prodotto da chi ci ha aiutato ad avere fiducia nelle nostre possibilità e ci ha spinti a svilupparle.
Educare alla misericordia
Quando spingo i giovani a impegnarsi per essere tra i primi nel loro mestiere, aggiungo anche di non cadere nella trappola della competizione selvaggia e senza misericordia, dove il fine di primeggiare giustifica i mezzi più sleali, spesso a danno dei più deboli. Beato colui che ha cura del debole: il Signore lo libererà nel giorno della sventura! Signore, aiutami ad educare i miei ragazzi alla comprensione, alla solidarietà, alla misericordia!
Ho tra le mani la lettera di un ragazzo, che avevo minacciato di sospendere dall’Istituto, nella quale, tra l’altro, scrive: “Le scrivo per poter riparare al dolore recatoLe colla mia mancanza. Le domando perdono, sperando che non vorrà negarlo ad un povero orfanello, che Lei raccolse in casa sua, il quale in un momento di sventatezza e di spensieratezza si è lasciato vincere da un compagno perverso, disgustando così Lei”.
Questi ragazzi mi rubano il cuore. Sono birbanti, sovente frutto dell’ambiente in cui sono cresciuti…me ne combinano di tutti i colori...ma il Signore me li affidati così come sono, perché possano sentire un poco di affetto ed essere sicuri che nella vita potranno trovare sempre chi li comprende..
Nei momenti di conflitto circa le decisioni da prendere, quando sono combattuto tra severità e comprensione, mi vengono alla mente le parole del Signore:”Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”.
Come pure mi si fanno presenti considerazioni del libro della Genesi, dove, dopo il diluvio, il Signore stringe un’alleanza gratuita, in cui non richiede nulla al partner umano, perché sa che “l’ istinto del cuore umano è incline al male fin dall’adolescenza ( Gen 8.21).
Una condizione di fragilità
Non solo: ma quando sono tentato di usare le maniere sbrigative, mi sforzo di pensare alla mia adolescenza, alle mie attuali difficoltà nel fare il bene, al mio bisogno di non essere frainteso.
E allora come posso non essere comprensivo e misericordioso?
Essere misericordiosi è una beatitudine, che rende pazienti e,alla fine. contenti. Come non essere misericordiosi pensando alla nostra natura ferita e fragile, che proprio per questo è amata da Dio?
E come non essere contenti, quando si sa di partecipare alla stessa pazienza educatrice di Dio?
Non mi sono mai pentito infatti di aver pazientato con un ragazzo. E’ bene riflettere con umiltà che forse quel monello che sembra irriducibile, non ha ancora trovata la sua strada. Per questo raccomando ai miei collaboratori di invocare frequentemente lo Spirito, perché, grazie al dono del Consiglio, si possa essere misericordiosi, senza venir meno alla missione di educare. La nostra grande concittadina, San’Angela Merici, non diceva forse che nell’educazione è necessario sintonizzarsi sull’azione dello Spirito Santo che opera in ogni persona?
Partire dal positivo
E’ più efficace partire dal positivo presente in un giovane, piuttosto che sottolineare con rimbrotti il negativo. Saper incoraggiare prima, di reprimere o correggere. Saper individuare le doti da sviluppare più che richiamare per le mancanze.
Il ragazzo va aiutato soprattutto a scoprire le capacità che non pensa di avere, perché acquisti fiducia nelle sue possibilità reali, spesso diverse da quelle sognate. Ciascuno potrà ricordare l’effetto corroborante prodotto da chi ci ha aiutato ad avere fiducia nelle nostre possibilità e ci ha spinti a svilupparle.
Educare alla misericordia
Quando spingo i giovani a impegnarsi per essere tra i primi nel loro mestiere, aggiungo anche di non cadere nella trappola della competizione selvaggia e senza misericordia, dove il fine di primeggiare giustifica i mezzi più sleali, spesso a danno dei più deboli. Beato colui che ha cura del debole: il Signore lo libererà nel giorno della sventura! Signore, aiutami ad educare i miei ragazzi alla comprensione, alla solidarietà, alla misericordia!
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