30. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano
Cabra
Mentre riordinavo le mie carte, in questi giorni, mi è capitata in mano la copia di una lettera inviata ad un mio giovane, Benedetto Boni, che si trovava in Svizzera, per invitarlo ad assumere la direzione della nostra sartoria:”Parecchi mi si sono già presentati per occupare tale posto, ma io vorrei volentieri dare a te la preferenza, perché conoscendo le esigenze dell’Istituto nostro anche dal lato morale, vorrai concorrere all’incremento morale e materiale dei nostri giovani”.
Le officine
Una delle preoccupazioni non secondarie di cui ho dovuto portare il peso era la scelta di buoni maestri di officina che dovevano avere molte qualità, difficili a trovare concentrate in una persona: moralità verso i ragazzi e verso il denaro, abilità tecnica e pedagogica, capacità organizzativa e gestionale.
Le officine si sono aggiunte l’una all’altra, toccando perfino il numero di 15: esse avrebbero teoricamente dovuto riuscire ad essere autosufficienti, attraverso la produzione.
Mentre riordinavo le mie carte, in questi giorni, mi è capitata in mano la copia di una lettera inviata ad un mio giovane, Benedetto Boni, che si trovava in Svizzera, per invitarlo ad assumere la direzione della nostra sartoria:”Parecchi mi si sono già presentati per occupare tale posto, ma io vorrei volentieri dare a te la preferenza, perché conoscendo le esigenze dell’Istituto nostro anche dal lato morale, vorrai concorrere all’incremento morale e materiale dei nostri giovani”.
Le officine
Una delle preoccupazioni non secondarie di cui ho dovuto portare il peso era la scelta di buoni maestri di officina che dovevano avere molte qualità, difficili a trovare concentrate in una persona: moralità verso i ragazzi e verso il denaro, abilità tecnica e pedagogica, capacità organizzativa e gestionale.
Le officine si sono aggiunte l’una all’altra, toccando perfino il numero di 15: esse avrebbero teoricamente dovuto riuscire ad essere autosufficienti, attraverso la produzione.
Tutto ciò aveva bisogno di un vero e proprio imprenditore che coordinava tutto questo intenso e complesso movimento. Fin dall’inizio mi sono reso conto che era impossibile che io potessi fare tutto questo. Oltre tutto non mi sentivo competente a gestire questo mondo in evoluzione.
Tuttavia, giorno dopo giorno, sono entrato nel vivo del mondo del lavoro e della produzione, imparando a rispettare la santa fatica dell’uomo e le esigenti leggi dell’economia.
L’economia
La Provvidenza mi ha fatto incontrare sovente dei bravi collaboratori laici, senza i quali non si sarebbe potuto fare quello che è stato fatto.
Per la parte economica mi è stato molto di aiuto, e per molti anni, l’intelligente e carissimo Signor Faustino Fasser, con il quale ho dovuto spesso amichevolmente “combattere” perché Lui da buon amministratore era più preoccupato della “salvezza dell’economia”, mentre io mi preoccupavo di più della “economia della salvezza”.
Un altro pilastro dell’opera è l’avvocato Marco Trabucchi, consulente per le questioni giuridiche e presidente della Società Anonima Agricola Industriale Bresciana, alla quale sono intestati i nostri beni.
Se dovessi elencare tutti i più stretti e fidati collaboratori laici, dovrei occupare molto spazio. Non posso tuttavia dimenticare l’Avvocato Giuseppe Tovini per i suoi saggi suggerimenti.
Sono stati i laici i veri imprenditori della carità, i quali hanno supplito alle mie deficienze.
Con loro ho appreso a considerare indispensabile il contributo dei laici nelle opere di bene e nella Chiesa in generale. Noi sacerdoti non possiamo avere la pretesa di essere competenti in tutto.
I religiosi fratelli
Tuttavia, specie nei primi anni, ho dovuto portare da solo e in prima persona il peso delle decisioni quotidiane, che non sempre si addicono a un prete. Richiamare, punire, licenziare… che fatica, che tormento, come sarei fuggito lontano in certe occasioni. Poi pensavo al bene dei miei ragazzi e soltanto per loro prendevo forza per affrontare la dura realtà delle cose di questo mondo, dove bene e male si mescolano e si confondono e dove si è chiamati ad essere, sempre e comunque, caritatevoli e giusti.
Avverto sempre più che mi sarebbero utili e preziosi collaboratori nel quotidiano dei fratelli laici come gli ottimi Aio, Butturini, David: ad essi potrei affidare compiti delicati, oltre che l’assistenza dei ragazzi. La vocazione del fratello religioso laico è tanto importante nelle nostre opere quanto difficile a presentare. Come li vedrei bene anche come maestri nelle officine!
Essi possono essere accanto ai ragazzi anche durante il lavoro, garantendo un ambiente sano. Devo impegnarmi di più a pregare e a far pregare per ottenere nuove e valide vocazioni di fratelli.
Tuttavia, giorno dopo giorno, sono entrato nel vivo del mondo del lavoro e della produzione, imparando a rispettare la santa fatica dell’uomo e le esigenti leggi dell’economia.
L’economia
La Provvidenza mi ha fatto incontrare sovente dei bravi collaboratori laici, senza i quali non si sarebbe potuto fare quello che è stato fatto.
Per la parte economica mi è stato molto di aiuto, e per molti anni, l’intelligente e carissimo Signor Faustino Fasser, con il quale ho dovuto spesso amichevolmente “combattere” perché Lui da buon amministratore era più preoccupato della “salvezza dell’economia”, mentre io mi preoccupavo di più della “economia della salvezza”.
Un altro pilastro dell’opera è l’avvocato Marco Trabucchi, consulente per le questioni giuridiche e presidente della Società Anonima Agricola Industriale Bresciana, alla quale sono intestati i nostri beni.
Se dovessi elencare tutti i più stretti e fidati collaboratori laici, dovrei occupare molto spazio. Non posso tuttavia dimenticare l’Avvocato Giuseppe Tovini per i suoi saggi suggerimenti.
Sono stati i laici i veri imprenditori della carità, i quali hanno supplito alle mie deficienze.
Con loro ho appreso a considerare indispensabile il contributo dei laici nelle opere di bene e nella Chiesa in generale. Noi sacerdoti non possiamo avere la pretesa di essere competenti in tutto.
I religiosi fratelli
Tuttavia, specie nei primi anni, ho dovuto portare da solo e in prima persona il peso delle decisioni quotidiane, che non sempre si addicono a un prete. Richiamare, punire, licenziare… che fatica, che tormento, come sarei fuggito lontano in certe occasioni. Poi pensavo al bene dei miei ragazzi e soltanto per loro prendevo forza per affrontare la dura realtà delle cose di questo mondo, dove bene e male si mescolano e si confondono e dove si è chiamati ad essere, sempre e comunque, caritatevoli e giusti.
Avverto sempre più che mi sarebbero utili e preziosi collaboratori nel quotidiano dei fratelli laici come gli ottimi Aio, Butturini, David: ad essi potrei affidare compiti delicati, oltre che l’assistenza dei ragazzi. La vocazione del fratello religioso laico è tanto importante nelle nostre opere quanto difficile a presentare. Come li vedrei bene anche come maestri nelle officine!
Essi possono essere accanto ai ragazzi anche durante il lavoro, garantendo un ambiente sano. Devo impegnarmi di più a pregare e a far pregare per ottenere nuove e valide vocazioni di fratelli.
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