LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

venerdì 24 agosto 2012

45 - MAESTRI DI OFFICINA

                       
               



Scorrendo lo Statuto della «Società della S. Famiglia di Nazareth›› del 1900, ci si imbatte nel capitolo IV dedicato ai “Maestri d'officina”.
Il maestro o capo-officina è il responsabile del laboratorio: tutto dipende dalla sua bravura, dalla sua capacità e intraprendenza. Alle dipendenze del maestro lavorano gli operai i quali, a loro volta, hanno lo scopo di assistere i ragazzi nell'apprendimento dell'arte.
P. Piamarta appare molto preoccupato di scegliere abili Maestri e provetti operai. Soprattutto si richiede nel Maestro e negli operai una vita esemplarmente cristiana.
Anche qui P. Piamarta è estremamente equilibrato e realista.
Ai Maestri richiede professionalità e buon esempio, ma non li trasforma in catechisti. Egli tiene ben distinti i due compiti. Basteranno due testi per illustrare il suo atteggiamento:

a) «I Maestri sono chiamati ad insegnare l'arte ai giovani, onde riescano valenti artisti e da tali abbiano poi a salvarsi l'anima.
Sarei io ragionevole se pretendessi che i capi-officina si facessero a parlare della salvezza dell'anima dei loro allievi?
Mi potrebbero rispondere: il nostro dovere è quello di insegnare bene la professione a cui si sono dedicati i giovani, a questo dobbiamo pensare, di questo trattare e consacrarvisi con tutta l'attività che c'è possibile. Il compito di parlare delle verità eterne spetta ai Rettori, Vice-Rettori e Padri Spirituali.
La missione è duplice, di ordine diverso, ma mira ad un identico scopo finale›› (Lettere, p. 127-128).

b) P. Piamarta scrivendo ad un suo ex-alunno, per convincerlo ad accettare l”incarico di Maestro di sartoria, delinea alcuni tratti della personalità di un Maestro: «Parecchi mi si sono già presentati per occupare tal posto, ma io vorrei volentieri dare a te la preferenza, sperando che ti sarai sempre conservato buono e conoscendo tu le esigenze dell'Istituto nostro anche dal lato morale, vorrai concorrere con l'opera tua all'incremento morale e materiale dei nostri giovani›› (Lettere, p. 55).

P. Piamarta pensa che il compito principale del Maestro sia quello di dare il doppio esempio di professionalità e di moralità.
Professionalità per insegnare un lavoro con competenza e incisività, rifuggendo da ogni superficialità.
Moralità che è prima di tutto testimonianza di dedizione al lavoro, di serietà, di laboriosità, di senso del dovere nell'impegno, nella puntualità, nel non perder tempo... Si è educatori per quello che si è. Anche nell'insegnamento di un lavoro si può e si deve essere “maestri di vita”.
È un programma sempre valido sia per i “Maestri”, sia per gli Insegnanti, sia per i Collaboratori impegnati nelle opere di P. Piamarta.

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