LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

domenica 16 dicembre 2012

183 - IERI E DOMANI

"Primo incontro con padre Piamarta" di Pier Giordano Cabra

Capitolo decimo

1. 16 giugno 1912: un trionfo. Agli Artigianelli si celebra il primo venticinquesimo anniversario della fondazione dell’Istituto. È una valanga di riconoscimenti: lettere e telegrammi da ogni parte, ex alunni accorsi in massa, presenza di autorità civili e religiose, testimonianze toccanti dell’immenso bene fatto: tutti plaudono e si uniscono a festeggiare “la fondazione di questo grandioso Istituto costata tanti stenti e fatiche, sudori e sacrifici”, ma che è coronato “da una immensa quantità di cari giovani, cresciuti ed usciti da veri cristiani”.

2. L’Istituto ora è davvero bello e grandioso. Dalla prima casupola ad oggi, i fabbricati si sono aggiunti ai fabbricati, per essere completati con i vasti portici e le bella chiesa nel 1907. Padre Piamarta ascolta, ma sembra assente. La sua mente va ai benefattori, senza i quali non avrebbe potuto fare nulla. Ammira la loro generosità, ma anche la fiducia posta in lui, senza titoli e senza prove precedenti.
“La gratitudine deve essere la prima virtù dell’Istituto”, continuerà a ripetere.
Li ricorda uno per uno, specialmente i fratelli Muzzarelli Marietta e Angelo, assieme a tutte le persone umili che hanno dedicato la loro vita ai suoi ragazzi, a partire da Filippa Freggia, la mamma dei primissimi tempi.

3. È lieto del bel gruppo di sacerdoti e religiosi fratelli che lo circondano e garantiscono la continuità dell’Opera. Sa che questa famiglia è il più bel dono che il Signore gli potesse fare. Li vede dotati di vero spirito sacerdotale e religioso e li vede pratici e attivi, sensibili ai poveri. “Ora il tuo servo può partire in pace” - mormora sotto voce - “perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata” per tanti giovani e assicurata anche dopo la mia partenza.

4. Il suo più caro amico, quello dell’avventura precoce sulla Maddalena (lo ricordate?), gli aveva scritto pochi giorni prima: “L’animo tuo sensibilissimo merita la più affettuosa ammirazione da parte di tutti i nostri concittadini. Tu hai giustamente goduto un paradiso anticipato”.  “Il Paradiso in cielo forse”, aveva risposto Padre Piamarta, “ma nel senso puramente umano l’opera non mi fruttò che dolori, triboli e spine senza numero, pene incredibili, disinganni di ogni genere”.

5. Proprio in mezzo a queste difficoltà, la Provvidenza l’aveva sempre guidato ed aiutato ed egli può riconoscere che l’opera non è stata voluta da lui, ma da Colui che “provvede ai più piccoli dei suoi figli”, il quale ha scelto lui, povero prete, “una macchia d’inchiostro in fondo al libro d’oro della carità”, per dimostrare che siamo piccoli strumenti nella mano onnipotente dell’Altissimo. Per questo raccomanda di “non far conto unicamente sui calcoli umani”, ma di “fidarsi sempre dell’immancabile aiuto di Dio”, che manterrà in vita la sua opera, finché la consideriamo Sua.

6. Guardando avanti nel tempo, si sente sicuro che tante sue fatiche non sono state inutili e che lui, “servo inutile e pigro”, potrà essere più utile “dal seno di Gesù benedetto”, donde potrà seguire meglio “la continua, progressiva prosperità dell’opera” che il Signore gli ha posto tra le mani e che egli è ormai pronto a passare alle mani dei suoi successori.

7. Gli applausi lo fanno sorridere, ma egli pensa a quei giovani che avrebbe potuto aiutare, ma non è riuscito, come a quelli che oggi non sono venuti e che lui attendeva.
“È giunto il tempo di pregare di più per loro”, perché se non li ho veduti qui oggi, li dovrò vedere in Paradiso”. In Paradiso entrerà il 25 aprile 1913.

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