LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

domenica 16 dicembre 2012

181 - IL MIO ONOMASTICO

08. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra

Brescia 24 giugno 1911

Oggi è la festa di San Giovanni Battista e qui agli Artigianelli vorrebbero festeggiare il mio onomastico. Ma da anni preferisco, in questo giorno, ritirarmi a Gavardo presso le Suore Orsoline e riflettere un poco sul “mio santo”.
Giovanni Battista è presentato nel Vangelo come un nuovo Elia, il profeta che ha difeso i diritti di Dio e dei poveri, portando avanti la sua missione con straordinaria fortezza.
Ed io ho bisogno di fortezza, per continuare con la mia opera a favore dei poveri giovani, opera che è fonte di preoccupazioni continue sotto molti aspetti e che, fra l’altro, è “scossa dalle circostanze economiche. Soltanto il convitto lo scorso anno dovette sottostare alla perdita di Lire 20.000 e quest’anno. a quest’ora è già superata. Le spese di vitto e vestito sono accresciute enormemente a confronto del passato, per cui ci troviamo costretti ad imporci la più rigorosa economia, per non compromettere l’esistenza dell’Istituto”.
Ho bisogno della fortezza di Elia e di Giovanni Battista per richiamare prima di tutto a me stesso, e costantemente, la necessità di riporre tutta la fiducia nella divina Provvidenza che mi ha messo nelle mani quest’opera, perché non desista, come non possono desistere i padri e le madri di famiglia che devono sudare e faticare per far quadrare il bilancio e sono preoccupati della educazione dei loro figli.

 
Come i genitori
 

Sento inoltre che questo assillante impegno per la questione economica e per una buona educazione dei ragazzi, mi avvicina alle preoccupazioni che la povera gente ha nei confronti dei gravosi problemi di ogni giorno e mi induce a non giudicare con troppa facilità le insufficienze delle povere famiglie. D’altra parte vedo che le preoccupazioni economiche assorbono tali e tante energie,da far correre il rischio di dimenticare il sostegno unico che viene dalla fede. Nelle mie condizioni, penso di essere in grado di comprendere meglio i miracoli che deve compiere la povera gente, per sopravvivere, con l’annessa tentazione di far servire la religione a un mezzo tirare avanti, riducendo il rapporto con Dio a una richiesta di aiuto nelle cose temporali.
Ecco perché il giorno del mio onomastico mi ritiro volentieri in un luogo appartato, come faceva Giovanni Battista, per ottenere dal Signore la forza di servirlo nelle mie fatiche, come vuole Lui e senza lasciarmi travolgere dal “terribile quotidiano”. Desidero essere servo di Dio, per meglio servire i suoi figli. Giovanni Battista è per me un esempio di fedeltà alla sua missione, di fortezza di fronte agli ostacoli, di coraggio nell’affrontare l’imprevisto, di impegno nelle cose che si devono fare e nello stesso tempo di coerenza nel richiamare alla realtà più vera delle cose, che non siamo cioè noi Dio, ma che possiamo e dobbiamo confidare in Lui.

Una fuga necessaria

I miei confratelli giudicano questa mia “fuga” annuale un atto di umiltà, per evitare festeggiamenti. Per me invece è una necessità, per rientrare più sinceramente in me stesso ed esaminare con calma le motivazioni del mio agire. Il ritirarsi di quando in quando non è una fuga, ma un entrare nella profondità delle cose di ogni giorno. E’ necessario vedere l’arricchimento che viene dal silenzio, l’invisibile che si nasconde dietro il visibile, l’eterno che matura nel tempo, la gioia che si accumula nelle tribolazioni, la luce che preme dentro le nebbie.
San Giovanni Battista, fammi degno del tuo nome che porto indegnamente!

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