Chiesa dell’Istituto Artigianelli, 27 ottobre 2012
Omelia (Letture: Mi 6, 6-8; Gal 2, 19-20; Mc 10, 13-16)
La misura della misericordia nel dare sia la tua possibilità. Se hai molto, tu dona largamente; se hai poco, dà il poco, ma sappi impreziosirlo dandolo con il cuore.
Padre G. B. Piamarta
Cari fratelli,
in questi giorni si è parlato molto di Padre Piamarta. Se n’è parlato tra noi, in tante parrocchie, ne ha parlato la stampa e la televisione. Anche il Papa ha parlato di lui. Ha detto, tra l’altro, che è stato un grande apostolo della carità e della gioventù e che era animato da una illuminata carica di umanità e di bontà, da una incrollabile fiducia nella Divina Provvidenza e da un profondo spirito di sacrificio. Non so se Padre Piamarta sia stato poi molto contento di tanto parlare di lui, proprio lui che non amava apparire e si considerava “una macchia d’inchiostro in fondo alle pagine del libro d’oro dei santi della carità”. Certo sarà contento della nostra gioia, perché in Paradiso non ci si può che rallegrare della felicità degli altri. E noi oggi siamo felici che la Chiesa Universale, attraverso le parole del Papa, riconosca nell’umile prete bresciano i segni autentici della grazia di Dio.
La santità è la piena comunione con Dio, che non si può conquistare per delle belle qualità umane o per l’intraprendenza di una personalità forte, ma con un cuore che ama e che si libera via via da tutte le resistenze che il peccato frappone al nostro desiderio di affidarci a Dio. Santità è lasciare che il Signore diventi la presenza più importante e più amata, la voce di riferimento nei giudizi e nelle scelte, il punto di appoggio assoluto per tutte le relazioni della vita. Ce lo ha spiegato San Paolo nella seconda lettura, con alcuni pensieri che proprio Padre Piamarta era solito ripetere spesso: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me”. C’è qui raccontata tutta l’esperienza spirituale di Giovanni Battista Piamarta, che vive la sua avventura umana come un sacrificio di offerta a Dio, rinuncia a se stesso per amore di coloro che hanno bisogno di lui. Gli ammalati, le persone in difficoltà, i poveri di mezzi e di spirito, soprattutto i giovani da quel 3 dicembre del 1886, ricevono tutta la sua attenzione e la solidarietà della sua presenza disinteressata e generosa. Tutto a tutti, fino a dimenticarsi di sé. Diceva: “Dobbiamo essere come una candela che si spegne e si consuma un poco alla volta, per servire il Signore ... Dobbiamo essere come il sale, che si consuma dando il suo sapore al cibo. Quanto dovremmo essere felici, se la nostra vita si consumasse come una candela, se si sciogliesse come il sale e questo lo facesse per amore di Dio.” Che felicità essere veri servi di Dio e riconoscerlo come vero padrone e Signore. Il campo della nostra anima dovrebbe essere a disposizione del Signore. Bisogna consumarsi nel servire il Signore in tutte le sue creature.”
Pensieri di un santo da altare? Oggi è anche così, ma sono i pensieri di un uomo vero, un uomo maturo, che ha capito il senso della vita e l’ha giocato nel modo migliore. Il significato della sua azione lo troviamo nelle parole ascoltate da Gesù nel Vangelo. “Lasciate che i bambini vengano a me”. E’ necessario e urgente permettere alla gioventù, ai bambini, di giungere a Cristo, di scoprire nel tempo buono in cui si aprono alla vita e hanno voglia di assaporarla, che niente è più bello e umano che permettere al Signore Gesù di avvicinarci, di volerci bene, di salvarci e di condurci sulle strade della verità e della bontà.
Con quali disposizioni, con quali parole o comportamenti si può far intravvedere questa possibilità alle giovani generazioni e trasformare dal di dentro la società? Con quali linguaggi si può far sorgere nel cuore dei ragazzi la nostalgia dell’infinito? E’ stata questa l’assillante ricerca di Padre Piamarta. E lo deve essere, oggi, per chi ne condivide l’ideale e vuole continuarne il progetto.
I problemi sono cambiati, il contesto oggi è diverso, il mondo è globalizzato. Ma ancora, e di più, i giovani hanno bisogno di educatori santi che sappiano parlare al loro cuore.
Per parlare al cuore dei giovani e dei ragazzi, - pensa Padre Piamarta – bisogna mettersi dalla loro parte, essere disposti ad entrare nel loro mondo, per sentirne, dal loro punto di osservazione, i desideri e le paure. L’attualità di Padre Piamarta sta prima di tutto in questa disponibilità a tutto campo, per capire, mettersi a fianco, per guardare insieme la realtà e cercare insieme la direzione da prendere. Una strada scomoda, che richiede umiltà, determinazione e coraggio. Però la carità diventa fantasia e creatività: in Piamarta, orfano, diventa senso profondo della paternità, in Piamarta povero e senza mezzi diventa imprenditorialità solidale che crea lavoro e occupazione, in Piamarta che non aveva potuto frequentare regolarmente gli studi, diventa amore alla cultura e all’editoria, in Piamarta figlio della città diventa progetto anche per i ragazzi della campagna, in Piamarta figlio del popolo diventa capacità di interloquire con personaggi di ogni livello sociale. La sua idea, coltivata nei discorsi e negli incontri con Mons. Capretti, è che la fede e la religione non sono sentimenti pii da sacrestia, ma visioni e scelte di vita che rendono migliore la società e il mondo. Anche oggi Padre Piamarta ci insegna ad affermare con forza che non c’è lievito migliore del Vangelo per far fermentare il bene che c’è nel mondo, in ogni forma di aggregazione e di società.
L’attualità è poi nel guardare il proprio tempo con fiducia, nel coltivare assiduamente la speranza. I segni di morte, di stanchezza e di peccato che ammorbano una società, non eliminano mai la presenza dei semi di vita che lo Spirito Santo sparge in ogni parte del mondo e in ogni momento della storia. E’ proprio dei Santi non fermarsi alle apparenze negative e, mentre molti si rassegnano, si disperano o si rinchiudono in se stessi, i Santi vedono il Regno di Dio farsi strada tra gli avvenimenti contorti della storia e colgono tutte le possibilità di ripresa e di novità nascoste agli occhi dei più. Un pensiero per tutti. Scriveva in un appunto: “Dobbiamo aprire il nostro cuore alla speranza più grande, sconfinata, illimitata. La nostra speranza deve essere un mare sterminatissimo, senza sponde né confini.”
Noi oggi, qui, ci sentiamo un po’ la sua famiglia, legati a lui da molti motivi che ce lo rendono vicino e ci fanno desiderare di vivere un po’ come lui, nel suo ideale dell’imitazione di Cristo crocifisso. Chiediamo la sua intercessione per camminare con fedeltà sulle sue orme, con il suo stesso spirito, sostenendoci nella bella avventura di testimoniare ai giovani il Vangelo, sapendo individuare i più bisognosi in ogni situazione, quelli che Gesù predilige perché risultano gli ultimi agli occhi ‘normali’ del mondo.
Gli domandiamo di saper parlare come lui al cuore dei ragazzi. Di saper accompagnare le famiglie sostenendole nelle incertezze dei valori e delle scelte. Di saper rendere agili le nostre strutture e i nostri metodi perché l’educazione sia efficace e profonda. Di volerci bene come fratelli, perché questo è il primo annuncio che il Vangelo ci chiede.
Ringraziamo tutti quelli che condividono con noi questo cammino e questo momento. Chi prega con fiducia, chi offre la propria vita vicino o lontano per l’educazione dei giovani, come piamartino, religioso, religiosa, laico consacrato, volontario, collaboratore. Chi offre la propria solitudine o malattia. Chi è venuto anche da lontano per vivere questo momento di fede. Chi ha lavorato nei vari preparativi e impegni di questi giorni. Chi sostiene le opere di Padre Piamarta, con generosità, impegno e sacrificio. Un grazie particolarissimo a chi ci ha aiutato a conoscere meglio e più profondamente la persona e lo spirito di Padre Piamarta. Non possiamo dimenticare, a questo proposito, due grandi innamorati di lui: Mons. Luigi Fossati e Padre guido Mantovani.
La Vergine di Lourdes, presente accanto alla tomba di Padre Piamarta in questa chiesa, sempre ricordata da lui con particolare amore e dolcezza, ci sia Madre nel nostro desiderio di vivere da veri figli di Dio, camminando anche noi verso la santità. Il profeta Michea, nella prima lettura, ce ne ha indicato la strada, una strada che Padre Piamarta ha percorso fino in fondo: praticare la giustizia, amare la preghiera, camminare umilmente con il nostro Dio.
Padre Enzo Turriceni