Giovanni Battista Piamarta: una vita per i
giovani di Gabriele Filippini
Giovanni cresce bene: vivace, allegro, loquace e svelto nel percorrere in lungo e in largo i vicoli al di là e al di qua del Garza. Né mancano le occasioni per unirsi a qualche gruppo di monelli di quartiere per tramare qualche scherzo o dispetto e poi filare via come sassi lanciati dalle loro fionde...
Sono anche anni caldi per Brescia, la Leonessa d'Italia, delle Dieci giornate di lotta contro l'Austria. Nella città lombarda, come in tante altre città d'Italia si respira l'aria del Risorgimento. E anche i ragazzini nei loro giochi non mancano di battagliare e sognare eroiche azioni.
Ma sul piccolo Giovanni vigila mamma Regina: lo corregge, lo riprende, cerca di smussare le angolosità di un carattere che va formandosi: cerca di renderlo meno testardo, meno iracondo e infiammabile per poco come un cerino, nella coscienza concreta che la pianticella si raddrizza all'inizio, oppure cresce storta. Soprattutto lo porta frequentemente con sé in chiesa dove anche lui comincia a sentirsi bene come a casa propria. I preti di San Faustino si accorgono della sua bella voce e lo inseriscono nel coro parrocchiale dove fa anche da solista.
La mamma cura la sua formazione ma cerca anche di mitigare i disagi della povertà a cominciare dalla confezione di grosse maglie di lana per supplire la mancanza di giacca per l'inverno. Ma questa dolce presenza se ne va presto: Regina muore a soli 41 anni.
Giovanni, che ha appena nove anni, esperimenta la tristezza dell'essere orfano. Il papà, a causa del lavoro di barbiere e dell'abitudine a sostare in osteria, non riesce a fare più di tanto per i figli. Per fortuna c'è il nonno materno: la sua figura patriarcale attira il piccolo Piamarta, non solo perché da lui riceve le attenzioni che erano di mamma Regina, ma anche perché il nonno è un ottimo narratore di storie bibliche. Sera dopo sera i personaggi e i fatti della Sacra Scrittura vengono presentati con uno stile colorito e affascinante, attraente e convincente. Per Giovanni è una vera e propria cattedra che prepara il suo futuro di apprezzato predicatore e comunicatore della storia della salvezza. Ma non è solo l'affetto e il fascino fabulatorio del nonno a strappare Giovanni dal marciapiede nelle ore libere dalla scuola: c'è anche la bella esperienza dell'Oratorio di San Tommaso. Qui trova adulti catechisti che gli parlano di Dio, di Gesù e dei Santi e trova tanti amici coi quali giocare e divertirsi senza creare guai o mettersi nei guai.
Si accende in lui una vera e propria passione religiosa al punto che con un amico, un certo Franchini, decide un giorno di andare in Maddalena, un monte fuori porta della città di Brescia, con l'obiettivo di trovare le grotte degli eremiti che vivevano in solitudine con Dio. Trovarle per stabilirsi là. Ma il calare della sera fece calare a valle anche a due piccoli mistici fuggitivi, rientrando nel loro chiassoso quartiere popolare.
Intanto Giovanni Battista cresce. Vivace sì, ma anche con tanti segni di salute cagionevole. E il nonno si chiede cosa potrà fare da grande: è intelligente, agile, sognatore, ma non ha una salute di ferro. Scartata la bottega di barbiere del padre, già poco frequentata dai clienti, il saggio nonno indirizzò il nipote presso Zanolini, apprezzato materassaio della città. Il lavoro era quello di apprendista: dieci ore al giorno a totale disposizione, paga equivalente ad una mancetta della domenica, fatica tanta. Giovanni Battista ce la mette tutta e si fa ben volere dallo Zanolini. Ma la sua salute va deperendo: è pallido, immalinconito, deperito. Il materassaio che era uno di quei padroni con un po' di cuore si preoccupa del suo apprendista e gli viene un'idea: inviarlo dove l'aria è più salubre e dove può riposarsi e riprendersi. A sue spese lo indirizza a Vallio, una località che, alcuni decenni dopo, diventerà centro termale, in mezzo al verde del Colle di Sant'Eusebio che collega la Val Trompia e la Val Sabbia.
A Vallio Giovanni Battista fa lunghe passeggiate nei boschi, ricchi di facili e lunghi sentieri. Con facilità fraternizza anche con i ragazzi del luogo. Ma i suoi tragitti e i suoi orari prevedono sempre una tappa e una sosta che ritiene sempre più importante: la chiesa parrocchiale, dove nella solitudine può continuare il colloquio con quel Gesù, maestro e amico che aveva avuto modi di ben conoscere all'Oratorio San Tommaso e con quella Vergine Maria che mamma Regina in San Faustino gli indicava come la madre di tutti.
Il parroco di Vallio, don Pancrazio Pezzana, cui sfugge ben poco della vita della piccola comunità, si accorge subito di quel ragazzo di città, tanto socievole con gli altri quanto devoto e silenzioso davanti al Santissimo Sacramento.
Sono anche anni caldi per Brescia, la Leonessa d'Italia, delle Dieci giornate di lotta contro l'Austria. Nella città lombarda, come in tante altre città d'Italia si respira l'aria del Risorgimento. E anche i ragazzini nei loro giochi non mancano di battagliare e sognare eroiche azioni.
Ma sul piccolo Giovanni vigila mamma Regina: lo corregge, lo riprende, cerca di smussare le angolosità di un carattere che va formandosi: cerca di renderlo meno testardo, meno iracondo e infiammabile per poco come un cerino, nella coscienza concreta che la pianticella si raddrizza all'inizio, oppure cresce storta. Soprattutto lo porta frequentemente con sé in chiesa dove anche lui comincia a sentirsi bene come a casa propria. I preti di San Faustino si accorgono della sua bella voce e lo inseriscono nel coro parrocchiale dove fa anche da solista.
La mamma cura la sua formazione ma cerca anche di mitigare i disagi della povertà a cominciare dalla confezione di grosse maglie di lana per supplire la mancanza di giacca per l'inverno. Ma questa dolce presenza se ne va presto: Regina muore a soli 41 anni.
Giovanni, che ha appena nove anni, esperimenta la tristezza dell'essere orfano. Il papà, a causa del lavoro di barbiere e dell'abitudine a sostare in osteria, non riesce a fare più di tanto per i figli. Per fortuna c'è il nonno materno: la sua figura patriarcale attira il piccolo Piamarta, non solo perché da lui riceve le attenzioni che erano di mamma Regina, ma anche perché il nonno è un ottimo narratore di storie bibliche. Sera dopo sera i personaggi e i fatti della Sacra Scrittura vengono presentati con uno stile colorito e affascinante, attraente e convincente. Per Giovanni è una vera e propria cattedra che prepara il suo futuro di apprezzato predicatore e comunicatore della storia della salvezza. Ma non è solo l'affetto e il fascino fabulatorio del nonno a strappare Giovanni dal marciapiede nelle ore libere dalla scuola: c'è anche la bella esperienza dell'Oratorio di San Tommaso. Qui trova adulti catechisti che gli parlano di Dio, di Gesù e dei Santi e trova tanti amici coi quali giocare e divertirsi senza creare guai o mettersi nei guai.
Si accende in lui una vera e propria passione religiosa al punto che con un amico, un certo Franchini, decide un giorno di andare in Maddalena, un monte fuori porta della città di Brescia, con l'obiettivo di trovare le grotte degli eremiti che vivevano in solitudine con Dio. Trovarle per stabilirsi là. Ma il calare della sera fece calare a valle anche a due piccoli mistici fuggitivi, rientrando nel loro chiassoso quartiere popolare.
Intanto Giovanni Battista cresce. Vivace sì, ma anche con tanti segni di salute cagionevole. E il nonno si chiede cosa potrà fare da grande: è intelligente, agile, sognatore, ma non ha una salute di ferro. Scartata la bottega di barbiere del padre, già poco frequentata dai clienti, il saggio nonno indirizzò il nipote presso Zanolini, apprezzato materassaio della città. Il lavoro era quello di apprendista: dieci ore al giorno a totale disposizione, paga equivalente ad una mancetta della domenica, fatica tanta. Giovanni Battista ce la mette tutta e si fa ben volere dallo Zanolini. Ma la sua salute va deperendo: è pallido, immalinconito, deperito. Il materassaio che era uno di quei padroni con un po' di cuore si preoccupa del suo apprendista e gli viene un'idea: inviarlo dove l'aria è più salubre e dove può riposarsi e riprendersi. A sue spese lo indirizza a Vallio, una località che, alcuni decenni dopo, diventerà centro termale, in mezzo al verde del Colle di Sant'Eusebio che collega la Val Trompia e la Val Sabbia.
A Vallio Giovanni Battista fa lunghe passeggiate nei boschi, ricchi di facili e lunghi sentieri. Con facilità fraternizza anche con i ragazzi del luogo. Ma i suoi tragitti e i suoi orari prevedono sempre una tappa e una sosta che ritiene sempre più importante: la chiesa parrocchiale, dove nella solitudine può continuare il colloquio con quel Gesù, maestro e amico che aveva avuto modi di ben conoscere all'Oratorio San Tommaso e con quella Vergine Maria che mamma Regina in San Faustino gli indicava come la madre di tutti.
Il parroco di Vallio, don Pancrazio Pezzana, cui sfugge ben poco della vita della piccola comunità, si accorge subito di quel ragazzo di città, tanto socievole con gli altri quanto devoto e silenzioso davanti al Santissimo Sacramento.
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