Giovanni Battista Piamarta: una vita per i
giovani di Gabriele Filippini
Fra il parroco e Giovanni Battista inizia un colloquio che diventa presto un bel rapporto educativo, fino a quando il parroco, pesato per bene la stoffa del ragazzo, gli fa una proposta: “potresti mettere le tue qualità al servizio del Signore... per fare il bene a tanti... facendoti prete...”
Il seme è gettato e il terreno è buono. Giovanni Battista, infatti, non nega di sentirsi attratto dalla vita sacerdotale ma con altrettanta sincerità espone difficoltà oggettive: la salute che non è di ferro e inoltre per diventare prete bisogna studiare anni e gli studi sono costosi. Come potrà permetterselo la sua famiglia?
Per don Pezzana, rassicurato dalla conferma sulla vocazione, il problema è superabile: la salute può essere rafforzata e lui, già professore di grammatica nell' Imperial Regio Ginnasio della città e di storia e geografia in Seminario gli fa da insegnante e i libri può reperirli facilmente. Inoltre trova una benefattrice disposta a pagare con regolarità gli studi.
Un nuovo cammino
La sua esperienza seminaristica inizia nel 1860, quando ha 19 anni. É fra il numero dei chierici esterni, vale a dire fra quelli che, non potendo pagare la retta intera, frequentano le lezioni e tornano, poi, alla propria casa e parrocchia. L'anno precedente però, quqndo il giovane Piamarta è diciottenne e frequenta ancora la scuola statale seguito da don Pezzana, un significativo e triste avvenimento lo coinvolge come infermiere permettendogli di vivere una forma di volontariato assistenziale ante litteram. Infatti la storica battaglia di San Martino e Solferino fra Austriaci e Piemontesi riversa su Brescia un numero considerevole di feriti: per loro si spalancano le porte di conventi, chiese e scuole. Fra i volontari che curano gli sfortunati soldati c'è anche Giovanni Battista Piamarta che non si risparmia, con convinzione, carità e generosità. Una esperienza che lo segna profondamente e contribuisce a rafforzarlo nella sua vocazione al servizio e a fare il bene agli altri.
Gli anni del Seminario volano via, scanditi dalle classiche tappe che allora conducevano alla desiderata meta dell'ordinazione sacerdotale: gli ordini minori e gli ordini maggiori.
Giovanni Battista Piamarta diventa suddiacono il 17 dicembre 1864 e il 10 giugno del 1865 diventa diacono.
Ma il tempo del Seminario è scandito pure dagli esami: il chierico Piamarta non brilla per voti alti da primo della classe. É piuttosto sul sufficiente e discreto. Ma non è per pigrizia. Anzi: è uno sgobbone e ce la mette tutta. Sul suo rendimento pesa piuttosto la mancanza di una formazione scolastica di base dovuta al ceto sociale delle sue origini e alla istruzione privata fatta in fretta dal pur capace e generoso parroco di Vallio.
Ma in Seminario un altro aspetto mette alla prova il candidato al sacerdozio, forgiandone la personalità e il carattere oltre che il cuore di un pastore: il discernimento. Anche Giovanni Battista Piamarta, come tutti i giovani chiamati, passa attraverso i giorni difficili del dubbio e dei pensieri pessimisti: primo fra tutti quello sulla propria indegnità a diventare ministro del Signore. Si sente povero e inadeguato e pensa che altri giovani sono migliori di lui.
E poi l'altro dubbio: il celibato. Il giovane Piamarta si domanda se gli sarà possibile rinunciare per sempre a formare una famiglia con una ragazza che potrebbe incontrare e capire che è adatta a lui.
Piamarta affronta questo interrogativo con il suo padre spirituale. Ma, come confida lui stesso nei suoi scritti, è un colloquio schietto e confidenziale con don Pezzana che gli fa capire che si tratta di “rinunciare all'amore per l'Amore” e che vale la pena rinunciare al nostro piccolo tutto per quel grande Tutto che è Dio. Piamarta è convinto e, sono parole sue, si “sente libero e gli sembra di volare”.
E infatti, da diacono, spicca l'ultimo volo verso il sacerdozio sereno e lieto, confortato anche dalla ammirazione per un Santo che lo ha particolarmente colpito: San Filippo Neri, il santo della gioia e della innata simpatia per i giovani.
Gli anni del Seminario volano via, scanditi dalle classiche tappe che allora conducevano alla desiderata meta dell'ordinazione sacerdotale: gli ordini minori e gli ordini maggiori.
Giovanni Battista Piamarta diventa suddiacono il 17 dicembre 1864 e il 10 giugno del 1865 diventa diacono.
Ma il tempo del Seminario è scandito pure dagli esami: il chierico Piamarta non brilla per voti alti da primo della classe. É piuttosto sul sufficiente e discreto. Ma non è per pigrizia. Anzi: è uno sgobbone e ce la mette tutta. Sul suo rendimento pesa piuttosto la mancanza di una formazione scolastica di base dovuta al ceto sociale delle sue origini e alla istruzione privata fatta in fretta dal pur capace e generoso parroco di Vallio.
Ma in Seminario un altro aspetto mette alla prova il candidato al sacerdozio, forgiandone la personalità e il carattere oltre che il cuore di un pastore: il discernimento. Anche Giovanni Battista Piamarta, come tutti i giovani chiamati, passa attraverso i giorni difficili del dubbio e dei pensieri pessimisti: primo fra tutti quello sulla propria indegnità a diventare ministro del Signore. Si sente povero e inadeguato e pensa che altri giovani sono migliori di lui.
E poi l'altro dubbio: il celibato. Il giovane Piamarta si domanda se gli sarà possibile rinunciare per sempre a formare una famiglia con una ragazza che potrebbe incontrare e capire che è adatta a lui.
Piamarta affronta questo interrogativo con il suo padre spirituale. Ma, come confida lui stesso nei suoi scritti, è un colloquio schietto e confidenziale con don Pezzana che gli fa capire che si tratta di “rinunciare all'amore per l'Amore” e che vale la pena rinunciare al nostro piccolo tutto per quel grande Tutto che è Dio. Piamarta è convinto e, sono parole sue, si “sente libero e gli sembra di volare”.
E infatti, da diacono, spicca l'ultimo volo verso il sacerdozio sereno e lieto, confortato anche dalla ammirazione per un Santo che lo ha particolarmente colpito: San Filippo Neri, il santo della gioia e della innata simpatia per i giovani.