LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

martedì 31 dicembre 2013

334 - ANCH’IO AMO LA PATRIA

34. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra


Vorrei rispondere a quelli che talvolta mi rimproverano, più o meno velatamente, di amare poco la Patria, perché ne parlo poche volte. Primo di tutto mi sembra che oggi se ne parli troppo: questo richiamo continuo alla Patria è pericoloso perché rischia di alimentare il nazionalismo, che è la premessa di una guerra che, se scoppiasse., sarebbe terribile. Il mio amore di Patria lo manifesto non tanto con le parole, quanto nel preparare quello che alcuni chiamano il “capitale umano”, uomini cioè preparati a migliorare la situazione loro e della società. E questo grazie alla competenza nel loro mestiere e, soprattutto, nella capacità di affrontare i sacrifici più duri per superare gli ostacoli.

Un’educazione severa

Non posso negare che l’educazione che impartiamo sia piuttosto severa. La giornata è piena di impegni, l’orario è intenso, i ragazzi sono occupati dalle prime ore del mattino sino a sera: a partire dalla messa iniziale, poi studio, lavoro in officina, scuola, studio. Salvo le ricreazioni vivaci, non esistono momenti vuoti. A volte mi pare di chiedere troppo, ma poi mi convinco che essi possono uscire dalla loro povertà solo attraverso il lavoro serio, costante, prolungato. Attraverso cioè la loro volontà di non arrendersi di fronte alle difficoltà, le quali possono essere superate grazie a un robusto spirito di sacrificio. “La vostra ricchezza, ricordo spesso a loro, sono le vostre mani, addestrate ai lavori più impegnativi, guidate dallo studio e dalla volontà di migliorare”. La Patria diventa grande, se noi facciamo cose grandi. La patria la costruiamo noi con il nostro lavoro, la nostra creatività che è spesso data a chi svolge volentieri il suo mestiere o la sua professione. Lo spirito di sacrificio non lo si impara sui libri, ma lo si assimila attraverso un costante tirocinio.

Diritto e doveri

Un’altra obiezione che qualche volta sento è quella di parlare molto dei doveri e poco dei diritti.. La mia insistenza sui doveri più che sui diritti, deriva dalla convinzione che per imparare i diritti bastano alcuni minuti, mentre per imparare i doveri non basta una vita. Inoltre il vero amor di Patria mi fa fare la domanda: “Che cosa posso fare io per la mia Patria?” prima che farmi fare la domanda: “Che cosa deve fare la Patria per me”? Io amo la Patria non quando attendo tutto da Lei, ma quando contribuisco a renderla più prospera. Non è vero amor di Patria preparare cittadini onesti, che accrescono il benessere attraverso una attività aggiornata, che si interessano dei meno fortunati, che creano famiglie unite, che cercano la concordia?

La cooperazione

Padre Bonsignori a Remedello è un propugnatore della cooperazione, mostrando la grande utilità sociale della solidarietà. Egli suole ripetere il detto latino: “Concordia parvae res crescunt, discordia etiam maximae dilabuntur”: Con la concordia anche le piccole cose crescono, mentre con la discordia anche le grandi cose si dissolvono. Egli promuove varie forme di collaborazione, dalle cooperative alle casse rurali, favorendo la produttività dei campi, l’unione che fa la forza,la crescita della piccola proprietà, la solidità delle famiglie. con la conseguenza di ridurre l’emigrazione e di favorire la pace sociale. Non è anche questo vero amore di Patria?  
Non chi parla continuamente di Patria la serve, ma chi lavora giorno dopo giorno per farla crescere prospera, unita, competitiva e mossa dal santo timore di Dio che è principio di ogni sapienza.

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