"Primo incontro con padre Piamarta" di Pier Giordano Cabra
Capitolo secondo
Capitolo secondo
1. Nel cuore del giovane c’è di tutto. E c’è anche il Tutto. Nel cuore del ragazzo Giovannino, il Tutto si “illumina d’immenso”: se Dio è tutto, perché non concentrarsi su di Lui? Se è Lui è Tutto, di che cosa avrei ancora bisogno? Ed ecco un giorno lasciare la casa con un amico, quasi una fuga, tentare la grande avventura di fare gli eremiti sulla Maddalena, la montagna di casa di Brescia, poco al di sotto di mille metri di altezza.Là c’erano delle grotte che si diceva fossero state abitate in passato da eremiti, da persone la cui occupazione era quella di “vivere soli alla presenza di Dio solo”. Salirono furtivi verso l’alto, si fermarono un poco, godettero dell’ampio panorama, ma presto si dissero:”Ed ora che facciamo? Sta venendo sera, non abbiamo nulla da mangiare, comincia far freddo…perché non scendiamo”? E giù di corsa, prima che arrivasse la notte. Giovannino capì che quella dell’eremita non era la sua via, ma che orientarsi tutto al Tutto restava la sua vita.
2. Le ore libere dalla scuola erano molte e a Giovannino,vivacissimo, allegro, trascinatore, piaceva giocare sulla strada e con i ragazzi del suo vicinato. Giocavano alla guerra, si tiravano sassi, si ferivano. Erano in balia dei più spregiudicati. Parlando di questi anni dirà che stava per diventare un monellaccio, “un rompicollo di primo ordine”, se non avesse trovato l’oratorio di San Tommaso che gli impresse la direzione giusta nella vita e gli offrì un divertimento sano, oltre a momenti di istruzione, e a buoni esempi che gli mostravano il lato bello del bene. Soprattutto lo aiutò a scoprire Gesù come il migliore e il più fidato degli amici. Veniva preparato così a comprendere l’importanza dello stare con i giovani, per aiutarli a crescere in un ambiente dove si potessero trovare bene e imparare a fare il bene.
3. Intanto papà e nonno pensano a che cosa farà da grande quel ragazzo vivace e sognatore, dalla salute piuttosto fragile. Si accordano d’ inviarlo a fare il garzone apprendista presso lo Zanolini, un bravo materassaio, che lo inizia alla sua arte. Il ragazzo va volentieri e si fa benvolere. Fa l’esperienza del lavoro ripetitivo, della fatica degli orari, nove dieci ore al giorno, con quella magra ricompensa che si soleva dare, come mancetta, agli apprendisti.
4. Ma ben presto deperisce a vista d’occhio: malnutrito? Ambiente malsano? Non era il suo lavoro? Salute cagionevole? Il suo “padrone” è persona attenta e paterna: si preoccupa della sua salute e lo invia a Vallio, un paese a una ventina di chilometri da Brescia, in mezzo al verde, in una valle salubre, perché cambiasse aria e si rimettesse. Qui, lontano dagli amici e dall’orario di lavoro, comincia ad esplorare i boschi, solo col suo bastone e con i suoi pensieri. Ma sente dentro che qualcuno gli fa compagnia, che l’amico Gesù è accanto a lui e con lui può parlare e con lui può parlare delle cose che gli stanno più a cuore. Senza accorgersi le sue passeggiate terminano nella bella chiesa parrocchiale, dove entra per essere più vicino al suo Amico e sentire ancor meglio la sua presenza. Era lieto per la crescita di questa amicizia e la coltivava con cura.
5. Ma al Parroco di Vallio non sfuggirono quelle ripetute visite in chiesa di quel ragazzo cittadino, magrolino e vivace, che si trovava a suo agio sia nel crocchio dei ragazzi, sia nel silenzio della chiesa. E un giorno lo ferma e gli parla. Un altro giorno ancora … e si convince di trovarsi di fronte ad un ragazzo straordinario, dalle apparenze ordinarie. Vede in lui uno chiamato a fare grandi cose. E gli fa una proposta.
2. Le ore libere dalla scuola erano molte e a Giovannino,vivacissimo, allegro, trascinatore, piaceva giocare sulla strada e con i ragazzi del suo vicinato. Giocavano alla guerra, si tiravano sassi, si ferivano. Erano in balia dei più spregiudicati. Parlando di questi anni dirà che stava per diventare un monellaccio, “un rompicollo di primo ordine”, se non avesse trovato l’oratorio di San Tommaso che gli impresse la direzione giusta nella vita e gli offrì un divertimento sano, oltre a momenti di istruzione, e a buoni esempi che gli mostravano il lato bello del bene. Soprattutto lo aiutò a scoprire Gesù come il migliore e il più fidato degli amici. Veniva preparato così a comprendere l’importanza dello stare con i giovani, per aiutarli a crescere in un ambiente dove si potessero trovare bene e imparare a fare il bene.
3. Intanto papà e nonno pensano a che cosa farà da grande quel ragazzo vivace e sognatore, dalla salute piuttosto fragile. Si accordano d’ inviarlo a fare il garzone apprendista presso lo Zanolini, un bravo materassaio, che lo inizia alla sua arte. Il ragazzo va volentieri e si fa benvolere. Fa l’esperienza del lavoro ripetitivo, della fatica degli orari, nove dieci ore al giorno, con quella magra ricompensa che si soleva dare, come mancetta, agli apprendisti.
4. Ma ben presto deperisce a vista d’occhio: malnutrito? Ambiente malsano? Non era il suo lavoro? Salute cagionevole? Il suo “padrone” è persona attenta e paterna: si preoccupa della sua salute e lo invia a Vallio, un paese a una ventina di chilometri da Brescia, in mezzo al verde, in una valle salubre, perché cambiasse aria e si rimettesse. Qui, lontano dagli amici e dall’orario di lavoro, comincia ad esplorare i boschi, solo col suo bastone e con i suoi pensieri. Ma sente dentro che qualcuno gli fa compagnia, che l’amico Gesù è accanto a lui e con lui può parlare e con lui può parlare delle cose che gli stanno più a cuore. Senza accorgersi le sue passeggiate terminano nella bella chiesa parrocchiale, dove entra per essere più vicino al suo Amico e sentire ancor meglio la sua presenza. Era lieto per la crescita di questa amicizia e la coltivava con cura.
5. Ma al Parroco di Vallio non sfuggirono quelle ripetute visite in chiesa di quel ragazzo cittadino, magrolino e vivace, che si trovava a suo agio sia nel crocchio dei ragazzi, sia nel silenzio della chiesa. E un giorno lo ferma e gli parla. Un altro giorno ancora … e si convince di trovarsi di fronte ad un ragazzo straordinario, dalle apparenze ordinarie. Vede in lui uno chiamato a fare grandi cose. E gli fa una proposta.
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