16. Dal “Diario” di
Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra
Settembre 1912
Una gratitudine particolare la debbo alla mia cara diocesi di Brescia, che mi ha trasmesso la fede e condotto al Sacerdozio. Fra tutti i bravi sacerdoti che il Signore mi ha posto accanto ricordo don Pezzana, che mi ha accompagnato nella mia ricerca vocazionale e mi ha tenuto vicino nei primi anni di sacerdozio, trasmettendomi quella passione delle anime, tipica dei veri pastori.
Se ho maturato di dare origine alla mia opera, è perché ho trovato prima di me e attorno a me dei sacerdoti dediti alla gioventù. In questo campo avrei una “nuvola di testimoni”da ricordare: da don Giovanni Elena, “sacerdote esemplarissimo”, il mio prevosto Lurani Cernuschi, a Ludovico Pavoni, maestro lungimirante e innovativo di promozione della gioventù attraverso il lavoro.
Dovrei fermarmi a lungo su Monsignor Pietro Capretti, senza il quale non avrei mosso i primi passi.
E’ lui l’ispiratore di tutte le iniziative innovative che hanno messo la diocesi di Brescia in condizione di affrontare i tempi nuovi. E’ Lui che ha preparato un clero infiammato dall’amore del Signore attento ai poveri.
E’ Lui che ha avuto fiducia in me e, nonostante i miei limiti mi ha sempre aiutato, anche quando le nostre vedute non collimavano perfettamente.
E poi i miei Vescovi: Monsignor Verzeri, il vescovo della mia gioventù e Monsignor Giacomo Maria Corna Pellegrini Spandre, il Padre al quale ho sempre obbedito come un figlio e che come un figlio mi ha trattato benedicendo la ripresa dell’Istituto Artigianelli, approvando la nascente Congregazione, seguendola con attenzione paterna e godendo del suo sviluppo.
Una diocesi protesa verso i tempi nuovi
Ho avuto la fortuna di avere maestri saggi e illuminati che mi hanno insegnato a lamentarmi poco e ad agire molto, a vedere il nuovo che viene avanti più che il vecchio che deve essere abbandonato. Per tutti, ricordo Monsignor Geremia Bonomelli, mio insegnante in Seminario,attuale Vescovo di Cremona, il cui sguardo proiettato verso il futuro ci ha aperto orizzonti nuovi.
La sensibilità missionaria ha dato alla diocesi un respiro mondiale: fra i molti missionari dei vari Ordini e Congregazioni, non posso non ricordare Monsignor Daniele Comboni, apostolo della Nigrizia e del Sacro Cuore, nella cui Congregazione si stanno facendo onore anche dei miei ex alunni.
La vitalità della diocesi si manifesta in modo evidente in un forte coinvolgimento dei laici, impegnati nei vari settori della vita sociale e della lotta politica, i quali, pur con diverse posizioni, hanno un sicuro senso ecclesiale. Come non ricordare qui il compianto avvocato Giuseppe Tovini, infaticabile promotore di iniziative a difesa della scuola e a sostegno delle opere cattoliche?
Non è che a Brescia siano tutti santi, anzi…”La nostra Brescia è diventata per metà straordinariamente pervertita. La si reputa, dopo Torino, la città più guasta nel costume dell’Italia. Fortunatamente l’altra metà tiene spiegatamente alto il sentimento religioso da imporsi mirabilmente alla pervertita”. Brescia insomma non cede le armi, ma lotta sul piano delle idee e soprattutto della carità, con personalità distinte, quali Suor Maria Crocifissa di Rosa e altre sante donne fondatrici di operosissime congregazioni religiose. Mi sento fiero di appartenere a questa Chiesa bresciana, che risponde al male con il bene, che accoglie con intelligenza creativa il futuro, che sa lottare, pregare, soffrire e agire.
In questi anni ho imparato dalla gente umile che non bisogna mai perdersi d’animo.
Ringrazio la mia diocesi che mi ha formato a credere che “Se non ho la carità non sono nulla”. Grazie, Signore, d’avermi posto in una diocesi che mi insegna ogni giorno a servirti e ad amarti attivamente e dove ho trovato benefattori generosi e collaboratori fedeli.
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