LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

lunedì 21 dicembre 2015

396 - ELOGIO DELLA BREVITA’

48. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra

Dieci minuti

In questi giorni abbiamo deciso, in una riunione, che l’omelia, la spiegazione del Vangelo durante la Messa, non deve superare i dieci minuti. Questo vale in primo luogo per me, facile a lasciarmi trasportare dall’ entusiasmo, ma anche per i miei collaboratori, alcuni dalla parola facile. E’ necessario praticare noi, per primi, la pazienza nella fase della preparazione dell’omelia, piuttosto che mettere alla prova la pazienza dei nostri ragazzi, con il pericolo di stancarli al punto che, una volta usciti dall’Istituto, smarriscano la strada della chiesa.  E’ facile cedere alla tentazione di rimediare al vuoto del nostro cuore con molte parole umane che diluiscono il messaggio divino e non toccano il cuore altrui. Per essere brevi, occorre impiegare molto tempo. Tempo per studiare, tempo per confrontare la Parola di Dio con la vita, tempo per fare nostro il tema, tempo per pregarci su, tempo per trovare il modo opportuno di comunicare. E, prima di tutto, occorre essere convinti che il ministero della Parola va assolto con rispetto verso la parola di Dio e responsabilità verso chi ascolta. Ai giovani Padri raccomando di non voler dire tutto, ma di lasciare in chi ascolta il desiderio di ascoltare ancora e di conoscere meglio l’argomento, perché lo ha interessato e coinvolto. Questo è il segnale che si è fatto bene e che si può percorrere la strada intrapresa. . Qui a Brescia un giovane Padre della Pace, di origine veronese, bravo oratore e colto maestro di giovani, Giulio Bevilacqua, ha affermato che in una omelia: “Dieci minuti sono di Dio, quindici sono dell’io, e il resto del demonio”. E’ una buona sintesi da ricordare.

La preghiera

Anche la preghiera va proposta con quella discrezione che non svuota la sua importanza, ma mette in risalto la sua necessità. Dovremmo essere capaci di insegnare a pregare poco, bene, sempre. Poco: una preghiera prolungata è inutile, dal momento che si ha a che fare con realtà che non si toccano e non si vedono e sulle quali l’attenzione scivola via facilmente, specie quella instabile dei ragazzi. Bene: La brevità facilita la concentrazione e permette di pregare con una certa attenzione, almeno con lo slancio del cuore. Sempre, per rispondere all’indicazione della necessità di pregare senza stancarsi. Mettere assieme queste tre caratteristiche della preghiera sembra un’impresa ardua, che diventa possibile insegnando l’uso frequente delle giaculatorie, questi slanci del cuore, brevi ma intensi e frequenti che, come frecce, sono dirette al cuore di Dio e che, contemporaneamente infiammano il nostro cuore. Pregare è parlare con il Signore nelle varie circostanze, per restare uniti a lui nella buona come nella cattiva sorte, per ringraziarlo o per invocarlo, sempre con lui in ogni momento e con ogni tempo.

La preghiera del Signore

Del resto, anche il Signore Gesù ha fatto l’elogio della brevità nella preghiera, ricordandoci di non illudersi di convincere Dio con le nostre chiacchiere o con le molte parole. E ci ha insegnato il Padre nostro, un esempio di brevità e di essenzialità, ove in poche domande si trova tutto quello che è necessario chiedere per il nostro bene. Anche qui occorre insistere a lungo sulla necessità della preghiera. Un breve tempo ben preparato ogni giorno da dare alla preghiera, è come una goccia che scava insensibilmente la pietra anche la più dura. Goccia dopo goccia, una preghiera breve, ben fatta, insistente è in grado di costruire la santa abitudine e il gusto del rivolgersi al Signore. Ma noi che parliamo di preghiera siamo uomini di preghiera? Occorre pregare bene per trasmettere il gusto della preghiera, come occorre prepararsi bene per far gustare la parola di Dio! Signore, fammi costante nella preparazione, breve nella esposizione, fiducioso nella seminagione.
 

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