Anche a me hanno appioppato dei soprannomi, che non mi dispiacciono del tutto. Quand’ero giovane mi chiamavano “don argento vivo”, per la instancabile mobilità. Avevo energie e le spendevo volentieri per i ragazzi del mio oratorio della parrocchia di Sant’Alessandro in città, non risparmiandomi pur di averli vicini. Poi, andando frequentemente in Seminario per le confessioni, quando i chierici chiedendo notizie sulla mia salute dicevano: “Come sta San Paolo?”, date le mie frequenti citazioni dell’apostolo di Tarso. Di Paolo mi piaceva mettere in luce la coraggiosa testimonianza e il suo vigoroso invito a deporre l’uomo vecchio che si corrompe dietro le passioni ingannatrici, per rivestirsi di Cristo l’uomo nuovo, capace di immortalità, oltre che di vita umanamente gratificante.
Il dominio di sé
E’ inutile ricordare che il problema più sentito dai nostri giovani è quello che riguarda la “bella virtù” della castità. E’ un’area quella della castità dove sono in gioco delle forze potenti capaci di distruggere o di costruire. In questo momento penso alle dighe che si stanno costruendo in Valle Camonica, per raccogliere acqua destinata a produrre energia elettrica. Se queste dighe resistono saranno di grande utilità, se cedono porteranno distruzione. Tale è la forza della sessualità: se ben regolamentata può portare i buoni frutti di famiglie realizzate, se invece è lasciata a se stessa diventa pericolosa per i danni che può produrre alla persona e alla società. La meta più alta, la vetta più splendida, da additare ad un giovane è quella del dominio di sé, proprio in un mondo dove si esalta il libero dispiegarsi delle passioni e dei propri istinti. Quante volte spiego ai giovani l’importanza del dominio di sé per la propria realizzazione e per gli effetti sugli altri. Se non sono padrone dei miei istinti e dei miei sentimenti, non mi sarà facile resistere al fascino di una donna che può mettere in crisi la mia famiglia. Il dominio di sé tuttavia è frutto solo in parte del mio impegno, ma ancor più dell’aiuto della grazia del Signore che viene data a chi prega. Dominio di sé e preghiera sono due alleati potenti per la costruzione di un giovane capace di vivere in modo diverso, lieto di incanalare le sue energie per la grande impresa di piacere a Dio e agli uomini.
Troppo rigido?
Ma, ancora una volta, non manca chi mi dice che sono troppo rigido, che i nostri ragazzi non son seminaristi, che non bisogna complicare troppo la vita e via discorrendo. Ma mi sembra proprio il contrario. Se si allenano a moderare le proprie passioni, è più probabile che abbiano una vita con meno complicazioni, più serena, più in pace con Dio e con gli uomini, più in grado di gestire le situazioni difficili. Come vedo bella la devozione alla Madonna per la sua tenera presenza, ricca della bellezza di Dio! Quanto è preziosa la devozione al Sacro Cuore, capace di toccare i cuori e di trasformarli! Come è costruttiva la devozione alla Santa Famiglia per la formazione di una famiglia cristiana! Quanto è necessario meditare le parole del mio San Paolo: le opere della carne sono “fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria,inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezza, orge e cose del genere…Frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé. (Gal 5,19-23) Che differenza tra i due mondi! Perché non prepararsi a vivere nel mondo più limpido e luminoso?
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