10. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano
Cabra
La celebrazione del XXV dell’Istituto
“Caro Padre Secondo Zanetti,
Il 25° dell’Istituto non aveva ragione di venire minimamente ricordato, nemico come fui sempre di ogni venticinquesimo di qualunque sorta, per il nessun vantaggio spirituale che ne deriva a tutti, per cui il proposito dei miei reverendi Confratelli e giovani di volerlo ad ogni costo, “me repugnante”, celebrare non mi fece più bene avere né prima né dopo”
Invece
Invece, continuiamo noi staccandoci dal diario, fu una grande occasione per mettere in luce la stima, l’affetto, l’ammirazione nei suoi confronti.
Il grande vescovo di Cremona, Geremia Bonomelli, scriveva: “Quali prodigi di carità, di prudenza, di destrezza ci ha mostrato Piamarta nel corso di mezzo secolo di vita operosissima! Egli è il sacerdote che richiedono i tempi nuovi: non curante di sé, solo inteso al bene altrui senza distinzione, specialmente della gioventù. Quanti giovani ha condotto sulla retta via,! Quante lacrime ha asciugate! Quanti genitori ha consolati!, restituendo loro i figli riabilitati col lavoro e con la pietà cristiana”.
E una personalità eminente del clero bresciano scriveva: “Adempio a un dovere e rispondo a un bisogno del cuore, unendomi al gaudio dei bresciani e all’ammirazione per l’opera grande che, superando tanti ostacoli, sta ora nelle sua ampiezza feconda di bene come un monumento vivo di rigenerazione cristiana” (Mons. Pavanelli).
Anche laici suoi ammiratori e benefattori.“Ci uniamo alla gioia e alla grande festa per il 25° anniversario della fondazione di questo grandioso Istituto, che, con tanti stenti, fatiche, sudori e sacrifici, è arrivato a compierlo così grandiosamente. Noi non abbiamo parole sufficienti per presentarLe i nostri più fervidi auguri in questo bel giorno coronato di un’immensa quantità di gioie di questi cari giovinetti allevati, cresciuti ed usciti col santo timore di Dio, e da veri cristiani” (Muzzarelli Marietta con Rosina)
E, qualche anno dopo, così si esprimeva Mons. Melchiorri, vescovo di Tortona: “Di Lui potrei ricordare l’impressione che faceva a noi giovani chierici quest’uomo che aveva rinunciato all’affetto e alle consolazioni della parrocchia di Pavone, che apriva con stupenda fecondità Istituti, Case di Suore, Colonie Agricole, che fondava con l’intuito dei santi una Congregazione. Ma i fatti, gli episodi valgono assai meno delle idee che danno forza e luce alla vita di un uomo.
“La carità la virtù più vicina all’essenza di Dio e alla miseria dell’uomo, fu il tema dominante di questa vita di santo, che è tutta un meraviglioso canto d’amore.
Il cuore di P. Piamarta non si esaurì nella ricerca dei fanciulli: era troppo grande per non vibrare accanto a tutte le speranze e a tutto il valore degli uomini.
Per gli erranti Egli fu il Padre che incarna in sé la bontà e la misericordia del Signore.
Per gli uomini discussi e al centro di disparati giudizi, Egli fu il Fratello che intuisce che una copertina infelice e qualche pagina sbagliata non annullano l’immacolatezza e la preziosità di una storia di zelo pastorale, di intelligenza e di bene.
La carità vale tanto quanto appoggia sulla verità. P. Piamarta fu conscio di questa certezza. Per questo fu fedelissimo alla Chiesa e intrepido difensore della sua dottrina.
Molti anni dopo, qui a Tortona, ho trovato un’anima simile a quella di P. Piamarta: Don Orione. Due apostoli, due santi: uno ha orientato nella terra del mio battesimo la mia adolescenza; l’altro segna di grazie il campo delle mie responsabilità episcopali e l’attesa del mio ritorno a Dio.
Due uomini che lasciano per i secoli un crescente patrimonio di bene e ch insegnano a me e a tutti una lezione molto importante, questa: che mentre le campane suonano il tramonto su tutte le grandezze, su di una sola, la santità, continuano il loro canto di gloria”.