1. L’Istituo Artigianelli: è un progetto nato da un’acuta intuizione e da una meditata lettura della realtà e delle esigenze del suo tempo,da un’attenzione non timorosa ma realistica dell’avanzare del moderno, del nuovo, in una società, non solo quella religiosa, impreparata all’impatto con la novità e la modernità.
2. La Congregazione religiosa Santa Famiglia di Nazareth,da lui fondata, vuol rispondere alle esigenze e ai bisogni della moderna società, attraverso un apostolato intellettuale e insieme sociale il più adeguato possibile ai tempi.
3. P. Piamarta si distingue dalle precedenti esperienze per una spiritualità più avvertita della esigenza di una presenza culturale del cattolicesimo nel mondo moderno e una visione aperta ai problemi del mondo del lavoro nei suoi molteplici aspetti, ma specialmente nel settore della formazione professionale dei giovani e del loro inserimento nel mondo produttivo.
4. Educare al lavoro voleva dire insegnare un’arte, convincere che nella vita non si può avere tutto e subito e quindi occorre costanza, che la professionalità va accompagnata dall’onestà e che il fondamento cristiano aiuta a superare le immancabili difficoltà. Col lavoro ben fatto inon solo si migliora la propria posizione, ma la stessa società. “Siate valenti artisti, ottimi cittadini e perfetti cristiani”.
5. L’educazione alla famiglia:significava mettere i giovani nelle condizioni di formarsi una famiglia, grazie all’apprendimento di un mestiere e di affrontarla con le disposizioni spirituali capaci di renderla solida, grazie alla formazione del cuore. Un cuore capace di un amore maturo, cioè di accettazione dell’altro, di comprensione reciproca, capacità di sacrificio.
6. P. Piamarta parla spesso di Nazareth, perché a Nazareth si lavora, si prega, ci si vuol bene. Qui il Figliol di Dio impara un lavoro nella bottega di Giuseppe, guadagnandosi il pane con il sudore della fronte. Vissuto con Dio il lavoro permette al “divino Architetto di costruire una casa eterna, attraverso le nostre impalcature provvisorie”. Qui si impara a crescere nel rispetto e nell’amore reciproco, in solidarietà con chi fatica con noi.
7. Per amore dei giovani, P.Piamarta, povero e senza risorse, ha affrontato enormi difficoltà, confidando nell’aiuto della Provvidenza e con spirito di fede: ”I dolori e le traversie sono un pane avanzato dalla tavola di Gesù Cristo. Ed io ne sto mangiando la parte più dura”. Infatti le “opere di Dio prosperano all’ombra della croce”
8. Due o tre ore di preghiera al mattino prima di iniziare la giornata, erano per lui “il ritirarsi nel castello interiore, dove, in compagnia del re sconfitto, comunicava alla potenza di Dio per avere la forza di ripartire ogni giorno alla riconquista” del cuore dei suoi ragazzi.
2. La Congregazione religiosa Santa Famiglia di Nazareth,da lui fondata, vuol rispondere alle esigenze e ai bisogni della moderna società, attraverso un apostolato intellettuale e insieme sociale il più adeguato possibile ai tempi.
3. P. Piamarta si distingue dalle precedenti esperienze per una spiritualità più avvertita della esigenza di una presenza culturale del cattolicesimo nel mondo moderno e una visione aperta ai problemi del mondo del lavoro nei suoi molteplici aspetti, ma specialmente nel settore della formazione professionale dei giovani e del loro inserimento nel mondo produttivo.
4. Educare al lavoro voleva dire insegnare un’arte, convincere che nella vita non si può avere tutto e subito e quindi occorre costanza, che la professionalità va accompagnata dall’onestà e che il fondamento cristiano aiuta a superare le immancabili difficoltà. Col lavoro ben fatto inon solo si migliora la propria posizione, ma la stessa società. “Siate valenti artisti, ottimi cittadini e perfetti cristiani”.
5. L’educazione alla famiglia:significava mettere i giovani nelle condizioni di formarsi una famiglia, grazie all’apprendimento di un mestiere e di affrontarla con le disposizioni spirituali capaci di renderla solida, grazie alla formazione del cuore. Un cuore capace di un amore maturo, cioè di accettazione dell’altro, di comprensione reciproca, capacità di sacrificio.
6. P. Piamarta parla spesso di Nazareth, perché a Nazareth si lavora, si prega, ci si vuol bene. Qui il Figliol di Dio impara un lavoro nella bottega di Giuseppe, guadagnandosi il pane con il sudore della fronte. Vissuto con Dio il lavoro permette al “divino Architetto di costruire una casa eterna, attraverso le nostre impalcature provvisorie”. Qui si impara a crescere nel rispetto e nell’amore reciproco, in solidarietà con chi fatica con noi.
7. Per amore dei giovani, P.Piamarta, povero e senza risorse, ha affrontato enormi difficoltà, confidando nell’aiuto della Provvidenza e con spirito di fede: ”I dolori e le traversie sono un pane avanzato dalla tavola di Gesù Cristo. Ed io ne sto mangiando la parte più dura”. Infatti le “opere di Dio prosperano all’ombra della croce”
8. Due o tre ore di preghiera al mattino prima di iniziare la giornata, erano per lui “il ritirarsi nel castello interiore, dove, in compagnia del re sconfitto, comunicava alla potenza di Dio per avere la forza di ripartire ogni giorno alla riconquista” del cuore dei suoi ragazzi.
PPGC
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