LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

sabato 2 giugno 2012

12 - PADRE GIOVANNI PIAMARTA SANTO

1. Niente avviene per caso, Tanto meno nella vita dei santi.
A Brescia, nella seconda metà dell’Ottocento, in piena rivoluzione industriale, ci sarebbe stato bisogno di un intervento speciale tra i giovani ed ecco che il 26 novembre 1841, nasce Giovanni Battista Piamarta, battezzato il giorno dopo nella parrocchiale di San Faustino. Dovendo comprendere i ragazzi poveri, nasce povero, a nove anni resta orfano di Madre, conoscendo le insidie della strada e il provvidenziale aiuto dell’Oratorio. Vivace, intraprendente, esercita un forte fascino sui compagni. Con uno di essi tenta la fuga sulla Maddalena, per imitare gli eremiti. L’avventura su conclude al calar del sole, con un precipitoso rientro.

2. Destinato a fare il materassaio, viene ‘scoperto’ da don Pezzana, parroco di Vallio, che lo introduce negli studi ecclesiastici e lo vorrà accanto a sé nei primi anni di sacerdozio a Carzago Riviera, a Bedizzole e poi a Sant’Alessandro, in città. Qui si fa notare per la carità verso i poveri e gli ammalati, ma soprattutto per il carisma nei confronti dei giovani, dei quali vedeva le aspirazioni e la povertà, le capacità e le difficoltà di inserimento nel mondo produttivo, i vuoti affettivi e i pericoli ai quali erano esposti. Qui sentì la vocazione di fare qualche cosa, per dare loro un futuro, coll’inserirli nel mondo del lavoro e nella società, preparati professionalmente e formati cristianamente.

3. Comincia allora a salire a San Cristo, dove l’amico monsignor Capretti viveva con i“chierici poveri” alla formazione dei quali si era dedicato, investendo tempo, salute e risorse familiari. Qui salivano anche il futuro vescovo di Cremona, monsignor Bonomelli, il futuro beato Tovini, il futuro padre di Paolo VI, Giorgio Montini, per confrontarsi proprio con “don Pietro” Capretti, l’ispiratore del vigoroso movimento cattolico bresciano, che intendeva ridare Dio alla società e la società a Dio.
Con Lui don Piamarta comincia a delineare un progetto concreto per il suo sogno .

4. Improvvisamente il Vescovo lo invia parroco a Pavone Mella. Tutto sembra tramontare. Ma obbedisce, sapendo che se il suo piano viene da Dio, sarà realizzato comunque. Infatti, dopo una serie di peripezie,nelle quali si affida nelle mani del Signore attraverso l’obbedienza, riesce a dare origine all’Istituto Artigianelli (1886), dove, tra la sorpresa generale, costruisce in breve tempo una vera cittadella del lavoro, dalla quale usciranno centinaia di giovani, che si faranno onore nella vita.

5. Nel 1895 dà origine con P. Bonsignori, considerato l’apostolo della nuova agricoltura, alla Colonia agricola di Remedello, una scuola pratica, presto riconosciuta e apprezzata in Italia e all’estero. Il Bonsignori, che sarà il primo sacerdote ad essere nominato cavaliere del lavoro, si era dato agli studi di agricoltura per migliorare le condizioni di estrema povertà della campagne, attraverso l’aumento della fertilità del terreno e la cooperazione.
 
6. Nel 1900 inizia anche la Congregazione S.Famiglia di Nazareth, che, sin dal titolo, dice la sua preoccupazione di preparare i giovani alla famiglia, attraverso il lavoro, la formazione del cuore, e in un clima educativo familiare. Assieme a Madre Elisa Baldo inizierà anche la Congregazione delle Umili Serve del Signore. Muore a Remedello il 25 aprile 1913.

7. ”La carità, la virtù più vicina all’essenza di Dio e alla miseria dell’uomo, fu il tema dominante di questa vita di santo, che è tutta un meraviglioso canto d’amore”: così lo ricorderà Monsignor Melchiorri, Vescovo di Tortona.
“Quanti giovani ha ricondotto sulla retta via. Quanti genitori ha consolati, restituendo loro i figli riabilitati con il lavoro e la pietà cristiana”. Cosi il Vescovo di Cremona Geremia Bonomelli. Un apostolo della carità e della gioventù. Non per nulla chi lo conosceva bene vedeva in lui la compresenza di San Vincenzo de’ Paoli e di San Filippo Neri.
 
8. Una vita intensissima, operosa,presente in molti campi, compreso quello della cultura, attraverso la sua tipografia editrice Queriniana, l’impegno nel sociale, la calda predicazione, l’assiduità al confessionale. Per i giovani pubblicherà innumerevoli edizioni de Il giovane studente dell’amico Geremia Bonomelli. E poi varie collane di testi teatrali, di buoni romanzi, di letture per il popolo e per biblioteche popolari. Tiene una fitta corrispondenza, raccolta in un volume di poco meno di mille dense pagine, dove si alternano problemi educativi e questioni economiche, lettere con missionari e con ex alunni, direzione spirituale e consigli di grande saggezza.
Pubblica il periodico “La famiglia agricola”, assai apprezzata dai parroci del tempo, dove P. Bonsignori sensibilizza alla missione storica di promozione umana da parte del prete nelle campagne.
Per i suoi ragazzi fu un condottiero dal cuore di mamma: li dirigeva verso la vita educandoli al lavoro e attraverso il lavoro,con il senso del dovere e con lo stile ilare e persino scanzonato di San Filippo Neri, modello di un’educazione attenta a rendere simpatica la vita cristiana, permettendo al giovane d’essere giovane.

9. Sempre in mezzo a grandi difficoltà: “Nel senso puramente umano,l’opera non mi fruttò che dolori, triboli e spine senza numero, pene incredibili, disinganni di ogni genere”. Ma proprio in mezzo a queste difficoltà la Provvidenza l’ha sempre guidato ed aiutato ed egli può riconoscere che l’opera non è stata voluta da lui, ma da Colui che “provvede ai più piccoli dei suoi figli”, il quale ha scelto lui, povero prete, “una macchia d’inchiostro nel libro d’oro della carità”, per dimostrare che siamo piccoli servi nelle mani dell’Altissimo.

Scriverà verso la fine della sua vita: “Ho cominciato quest’opera e i contrasti e i dolori,le disillusioni e le indifferenze e gli abbandoni anche per parte di persone su cui si era fondato tutto l’appoggio morale e materiale, furono il mio pane quotidiano e continuano più che mai ad esserlo tuttora”.

“I dolori e le traversie d’ogni fatto, sono un pane avanzato dalla tavola di Gesù Cristo. Ed io in questi giorni, sto mangiandone la parte più dura”.

“Ma le opere di Dio non prosperano che all’ombra della croce ed anche a volere che esse diano frutti copiosi, conviene che noi le andiamo innaffiando dei nostri sudori, delle nostre lacrime e perfino del nostro sangue: basta guardare a Gesù” .

10. Ma il segreto della santità di Padre Piamarta sta nella sua vita nascosta con Dio in Cristo.  Il marchio della sua santità sta nelle lunghe ore di preghiera, per lo più antelucane. Confessava candidamente che quando era sopraffatto dal lavoro, aumentava il tempo dato alla preghiera. Con Santa Teresa d’Avila, valutava l’orazione come “un ritirarsi nel ‘castello interiore’, assieme al ‘Re sconfitto’per attingere alla potenza di Dio e così riprendere coraggio e vigore per resistere e ripartire con Lui alla riconquista del mondo”. Ecco che cosa faceva Padre Piamarta, alzandosi al canto del gallo: ritirarsi nel castello interiore, davanti al Santissimo e alla grotta della Madonna di Lourdes, per attingere alla potenza di Dio!E ripartire alla conquista del cuore della gente, specie dei suoi ragazzi, per ricondurli alle sorgenti della vita, con sempre nuove strategie e sempre rinnovate energie.

11. Padre Piamarta è un bresciano che ha svolto tutta la sua attività in Diocesi di Brescia, incarnando le qualità della nostra gente, intraprendente e creativa. E forte. Non aveva un carattere facile. Ma ha lottato tutta la vita per vincere la sua impulsività e diventando un cristiano che fa del bene, ma che è anche buono, un uomo forte, ma anche mite, creativo ma anche umile.

E’una gloria della nostra Chiesa, non solo per quello che ha fatto, ma anche perché attraverso la sua famiglia religiosa ha portato la sua carità operosa in altre parti del mondo: Brasile, Cile, Angola, Mozambico, soprattutto a favore della gioventù “povera e abbandonata”.La Chiesa, onorandolo dopo cento anni della sua morte, riconosce anche la bontà della sua intuizione e l’attualità del suo carisma.
Brescia può andare fiera di lui, che povero ha portato aiuto ai poveri, non come un benefattore, ma come un fratello che si prende cura del fratello, con l’umiltà di chi sa che tutto è dono.

12. Possiamo pregare, con lui, per i nostri ragazzi e giovani: “Oggi, Signore, ti prego per i miei ragazzi. Io ho fatto per loro quel poco che potevo e Tu fa per loro tutto quello che credi necessario. Non abbandonarli a loro stessi o alle forze del male, talora tanto seducenti. Fa’ loro comprendere che quello che facciamo per loro è per prepararli alla vita. Rendili contenti quando fanno del bene, quando sono laboriosi e onesti, quando onorano il nome cristiano. Metti nel loro cuore una sana inquietudine quando fanno cose errate. E ridona loro la pace quando riconoscono d’aver sbagliato e riprendono il giusto cammino. Manda il tuo angelo perché il loro piedi non inciampi, ma prosegua sicuro sulla via che porta alla meta, dove Tu ci attendi.”

San Giovanni Piamarta prega per noi e per i nostri giovani!
Padre Piergiordano Cabra

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

Contatore per siti