Grazie al cielo, non sono pochi i miei amici, sia tra i laici che tra il clero, vicini o lontani, con i quali intrattengo una buona corrispondenza, come col missionario gesuita Padre Secondo Zanetti. Ma oggi desidero accennare agli amici più cari e più frequentati, che sono i santi. I santi,“dopo la Sacra Scrittura, sono il pascolo più bello” e sostanzioso che possiamo avere. “Dio guida la Chiesa con la sua Parola e con l’esempio dei santi”, affermava San Gregorio Magno, grande narratore delle gesta degli antichi “uomini di Dio”. Le gesta e le parole dei santi sono il commento più vero e convincente della Sacra Scrittura, perché mostrano che anche le parole più difficili del Signore possono essere vissute, sono cioè vere e praticabili. Per me i santi sono la manifestazione della possibilità di comunicazione tra cielo e terra, della certezza di non vivere da solo la mia vita, ma d’essere accompagnato dalla loro intercessione e sostenuto dal loro esempio. Per questo cito spesso esempi tratti dalla loro vita, specie quando vedo che è necessario essere concreti e dare corpo a quello che sto dicendo.
I miei maestri
Tra i santi che considero miei maestri, metto in primo piano quelli della grande ripresa cattolica, dopo la contestazione di Lutero. Essi hanno contribuito a cambiare la società, cambiando se stessi. In primo luogo viene sant’Ignazio di Loyola, maestro di spiritualità della vita attiva, tanto preziosa per chi è impegnato nell’apostolato. A lui ci siano ispirati anche nella stesura dello Statuto della Congregazione, specie per quanto riguarda le sicure motivazioni dell’obbedienza. Santa Teresa d’Avila mi ha sempre affascinato per la sua insistenza sull’orazione, dalla quale possono sbocciare i frutti delle opere: “Frutto dell’orazione sono opere, opere”, ripeteva la santa. E: “Noi desideriamo e pratichiamo l’orazione, non per godere, ma per avere la forza di servire il Signore”. Di San Filippo Neri e di San Francesco di Sales mi limito a ricordare che il primo è esempio insuperabile di presenza simpatica e coinvolgente tra i giovani, mentre il secondo è mio punto costante di riferimento per l’ amabilità del tratto e per sicurezza nella direzione delle anime. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori lo considero maestro di sintesi equilibrata e serena tra giustizia e misericordia, tra impegno e fiducia, tra esigenze della ragione e quelle del cuore. E’ inutile dire che sopra tutti vola il genio di Agostino, che illumina tutti,o quasi, i campi della vita cristiana.
Per i giovani
Ai giovani indico spesso la gigantesca figura di San Francesco Saverio, anche perché nel giorno della sua memoria, “per intervento specialissimo del Signore” è stato inaugurato l’Istituto. Al suo slancio missionario oriento il cuore e la fantasia dei ragazzi, perché solo chi ha grandi ideali fa grandi cose nella vita. Egli è l’”uomo che sarà sempre oggetto della più alta ammirazione, per le sue eroiche imprese apostoliche, ad opera di incredibili stenti, fatiche e travagli di ogni fatta”. Un altro amico dei giovani è San Luigi Gonzaga, un santo giovane nato nella diocesi di Brescia, coraggioso nel superare tutte le difficoltà per essere fedele al suo programma: “Ciò che non è eterno, è nulla”. Alle giovani invece presento volentieri la figura di Caterina Farnese, prima principessa poi carmelitana, celebre per le sue bizzarrie prima e per la sua ferrea volontà di farsi santa poi. Tra i molti altri santi, ho sempre dato la preferenza a quelli che hanno saputo contrastare l’andazzo generale, che hanno avuto il coraggio di vivere senza complessi di inferiorità la loro vita cristiana, che quindi sono degni d’essere presentato come modello della forza trasformante del cristianesimo, che è la religione dei forti e non dei deboli e dei rassegnati.
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