LA PRESENZA DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH NEL MONDO

giovedì 21 novembre 2013

326 - PERCHE’ CHIAMARLA “QUERINIANA”?

33. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano Cabra

Una tipografia

A volte qualcuno mi domanda perché ho chiamato la tipografia “Queriniana”
Per la precisione il nome non viene da me, ma da un gruppo di cattolici bresciani che avendo dato vita ad una piccola tipografia costituita per stampare “Il Cittadino”, il loro quotidiano, hanno voluto ricordare con questo nome il grande cardinal Querini, vescovo di Brescia, uomo di grande erudizione e cultura, in contatto con gli spiriti eletti d’Europa del suo tempo. C’è in questo nome un poco dell’orgoglio cattolico, di fronte alle accuse di oscurantismo rivolte alla Chiesa, per ricordare come in tutti i tempi uomini illustri di Chiesa hanno dato il loro contributo alla cultura.
Quasi subito la piccola tipografia è passata al nascente Istituto, rappresentando la sua prima attività. Del resto Brescia è sempre stata molto attiva nel campo tipografico, fin dai primi anni dell’invenzione di quest’arte. A Brescia poi il Canonico Ludovico Pavoni aveva aperto la prima scuola grafica d’Italia. Era quasi naturale che l’Istituto Artigianelli mettesse l’arte tipografica a un posto d’onore, fin dagli inizi, sviluppandola poi, fino a farla diventare la tipografia delle numerose iniziative dei cattolici bresciani.

Una editrice
 
In tipografia veniva ogni giorno l’amico Giorgio Montini, spesso atteso verso sera dalla Signora Giuditta, accompagnata dal piccolo Giovanni Battista. Veniva pure l’avvocato Giuseppe Tovini, e qualche volta anche l’avvocato Luigi Bazoli. Quante conversazioni interessanti ed istruttive con queste notevoli personalità di alto profilo cristiano e culturale! Ma anche: che differenza con la condizione culturale e cristiana dei giovani e di molti ambienti popolari!
Qui è maturata l’idea di dare avvio ad una attività editoriale propria dell’Istituto per una presenza cristiana nel campo delle idee, una presenza che fosse in grado di dialogare con le nuove concezioni del nostro tempo che sovente erano occasione di dubbi sulla fede.
Ricordo che una prima intuizione mi era venuta leggendo le opere esegetiche del Padre Curci, fondatore della “Civiltà Cattolica”, con il quale ho avuto parecchi contatti anche quando era in notevoli difficoltà.
Egli applicava un nuovo modo di leggere la Bibbia, utilissimo per una più profonda comprensione del testo e quindi in grado di fare della parola di Dio un alimento per la vita spirituale e quindi per la predicazione.
Ricordo che una delle prime pubblicazioni è stata la traduzione dal francese di un libro del Gautier, offerto dall’Istituto al dottor Giorgio Montini in occasione delle sue nozze: ”L’amore cristiano nel Matrimonio”.
Con “Il giovane studente” del Bonomelli abbiamo risposto alle difficoltà che può incontrare un giovane di oggi di fronte alle obiezioni della scienza. Trovo nei libri francesi una maniera di esporre più attraente e quindi mi oriento verso quella produzione, assai vicina al sentire del nostro clero e del nostro popolo.

Una povertà insidiosa

Vedo che c’è nel nostro popolo, e nei giovani in specie, una povertà spesso sottovalutata, ma assai insidiosa. Sto parlando della povertà di cultura, specie religiosa, all’altezza del nostro tempo. Quanto vorrei venire incontro anche a questa povertà, nonostante i miei poveri mezzi. Per questo potenzio e sostengo, nel mio piccolo, un’attività editoriale, che diffonda un modo di vedere e di vivere la vita cristiana che sia e appaia bella ed eloquente, anche nel nostro tempo. Quanti tipi di povertà mi circondano. “Signore, fa che io non sia un servo inutile”!
 

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