13. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano
Cabra
Agosto 1912
Agosto 1912
“Da tempo non breve, sento il continuo responsum mortis, la morte imminente, ma vivo tranquillissimo. Occorre abbandonarci fidenti nelle braccia amorosissime della Provvidenza. Tutto ciò che ci può capitare non può essere che per il nostro maggior bene. San Paolo ci ricorda che tutto avviene per il nostro bene. “Per coloro che amano Dio, tutto coopera al bene”.
Ora anche la penna segue la dolorosa fase della parola annodata: mi ci vorrebbe un secondo miracolo identico a quello che Gesù fece al muto, intimando l’effeta, al cui impero subito si sciolse la lingua e parlava rettamente, come si legge nel Vangelo”.
“Spero che le cose si mettano meglio per quanto riguarda la mia salute. Caso contrario pregheranno per me le medesime parole che la Chiesa fa pregare per gli agonizzanti: “Parti da questo mondo, o anima cristiana”. Conto sulla preghiera dei molti amici “perché mi prepari per il più importante viaggio della vita”.
Sento che”Il Signore mi dà la grazia di star preparato a tutto”.
Il tempo più propizio
Ora anche la penna segue la dolorosa fase della parola annodata: mi ci vorrebbe un secondo miracolo identico a quello che Gesù fece al muto, intimando l’effeta, al cui impero subito si sciolse la lingua e parlava rettamente, come si legge nel Vangelo”.
“Spero che le cose si mettano meglio per quanto riguarda la mia salute. Caso contrario pregheranno per me le medesime parole che la Chiesa fa pregare per gli agonizzanti: “Parti da questo mondo, o anima cristiana”. Conto sulla preghiera dei molti amici “perché mi prepari per il più importante viaggio della vita”.
Sento che”Il Signore mi dà la grazia di star preparato a tutto”.
Il tempo più propizio
Infatti “ho sempre pensato che la Provvidenza di Dio, la quale nella nostra vita fu tanto buona e misericordiosa, si faccia nel terribile e cupo momento della morte più sapiente, più vigile, più amorosa a ciascuno di noi e, quasi direi, si raddoppi.
Ognuno di noi, senza avvedersene, muore nell’ora che gli è più propizia per la sua eterna salvezza. Per quanto sia stato peccatore, la bontà del Signore compie allora, sena far violenza al libero arbitrio, un supremo sforzo di carità e lo compie per salvare la sua creatura prediletta. Però la considerazione di questa premurosa tenerezza da parte di Dio, deve indurci non ad approfittarne, ma a meritarla. Quanta gratitudine dobbiamo anche per questo al Signore!”
Ognuno di noi, senza avvedersene, muore nell’ora che gli è più propizia per la sua eterna salvezza. Per quanto sia stato peccatore, la bontà del Signore compie allora, sena far violenza al libero arbitrio, un supremo sforzo di carità e lo compie per salvare la sua creatura prediletta. Però la considerazione di questa premurosa tenerezza da parte di Dio, deve indurci non ad approfittarne, ma a meritarla. Quanta gratitudine dobbiamo anche per questo al Signore!”
Sono di inciampo
Ormai è ora di partire perché avverto che“io sono di inciampo all’opera del Signore.”
“Io e il Bonsignori siamo liquidati interamente e aspettiamo Gesù benedetto.”
Ai miei confratelli che si preoccupano eccessivamente di me, ripeto: “Lasciate che io vada”. Nel mi testamento ho scritto che spero di aiutarli dal cielo. Non devono temere per la mia partenza perché sono dotati di eccellente spirito sacerdotale e di grande rettitudine.
Paradiso, Paradiso
Quante volte ho esclamato con il mio san Filippo: Paradiso, Paradiso.
Nelle mie difficoltà ho trovato forza e conforto in questa Realtà definitiva che è la nostra vera Patria. Ho predicato di tenere i cuori fissi dove sono le vere gioie, ibi fixa sint cordia ubi vera sunt gaudia. E prima di predicarlo agli altri, ho gustato io questo pensiero. Ed ora si avvicina il momento di raggiungere il traguardo tanto agognato.
Occorre pensare alla meta eterna piuttosto che alle sofferenze passeggere che precedono la morte.
“Negli scritti numerosissimi del Suarez manca un pensiero, uno di somma altissima importanza a conoscersi, d’un significato più profondo di tutte le migliaia d’altri, dei quali stentiamo a far senza,il pensiero che fu l’ultimo dell’autore e fu corona di tutti gli altri pensieri, cioè il suo parere e il significato di ciò che si prova facendo il primo passo nell’eternità, quando sugli estremi della vita, ergendo il ciglio, esclamò in una specie di sorpresa: “Non avrei mai creduto che fosse così dolce morire”
Ormai è ora di partire perché avverto che“io sono di inciampo all’opera del Signore.”
“Io e il Bonsignori siamo liquidati interamente e aspettiamo Gesù benedetto.”
Ai miei confratelli che si preoccupano eccessivamente di me, ripeto: “Lasciate che io vada”. Nel mi testamento ho scritto che spero di aiutarli dal cielo. Non devono temere per la mia partenza perché sono dotati di eccellente spirito sacerdotale e di grande rettitudine.
Paradiso, Paradiso
Quante volte ho esclamato con il mio san Filippo: Paradiso, Paradiso.
Nelle mie difficoltà ho trovato forza e conforto in questa Realtà definitiva che è la nostra vera Patria. Ho predicato di tenere i cuori fissi dove sono le vere gioie, ibi fixa sint cordia ubi vera sunt gaudia. E prima di predicarlo agli altri, ho gustato io questo pensiero. Ed ora si avvicina il momento di raggiungere il traguardo tanto agognato.
Occorre pensare alla meta eterna piuttosto che alle sofferenze passeggere che precedono la morte.
“Negli scritti numerosissimi del Suarez manca un pensiero, uno di somma altissima importanza a conoscersi, d’un significato più profondo di tutte le migliaia d’altri, dei quali stentiamo a far senza,il pensiero che fu l’ultimo dell’autore e fu corona di tutti gli altri pensieri, cioè il suo parere e il significato di ciò che si prova facendo il primo passo nell’eternità, quando sugli estremi della vita, ergendo il ciglio, esclamò in una specie di sorpresa: “Non avrei mai creduto che fosse così dolce morire”
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