SACERDOTE, FONDATORE DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH E DELLE UMILI SERVE DEL SIGNORE. IL 12 OTTOBRE 1997 PAPA GIOVANNI PAOLO II LO HA DICHIARATO BEATO. IL 21 OTTOBRE 2012 PADRE PIAMARTA E' STATO CANONIZZATO DA PAPA BENEDETTO XVI.
sabato 27 aprile 2013
214 - ANIMA
da "i pensieri di padre Piamarta"
Chiediamo a Dio la luce per capire questo pensiero di Gesù: «Che cosa serve all'uomo possedere il mondo intero e poi perdere la sua anima».
L'anima è preziosa:
1) per il suo valore;
2) per quello che è costata a Gesù.
L'anima è preziosa:
1) per il suo valore;
2) per quello che è costata a Gesù.
1) È preziosa per quello che ella è. Mentre le altre creature hanno solo qualche vestigio di Dio, solo lei è stata creata a sua immagine e somiglianza. Ma l'anima si deturpa e si abbruttisce con il peccato. Ne avete commessi molti di peccati? Ancora la stessa S. Caterina ha visto un'anima in peccato mortale e ha esclamato: «Mio Dio! com'è diventata brutta!». Mamme, voi non avete creato l'anima. È stato Dio a crearla e l'ha creata simile a sé. Vedendo un'anima pare di vedere lo stesso Dio. S. Callisto diceva: «È la casa della SS.ma Trinità. È la casa dello Spirito Santo».
2) Vale per quello che è costata. Sfigurata per il peccato, preda del demonio, Dio l'ha voluta restaurare. L'ha comprata con il Sangue di Gesù. Chi avrebbe mai pensato che Dio ci ha amato tanto da ricomprare le nostre anime? Comprarle e farle sue un' altra volta.
Se ci fossimo dannati, Dio avrebbe perso qualche cosa? No! Eppure Dio per il suo amore ci ha comprato di nuovo. «Redemit nos qui creavi!'». Non ci ha comprato con cose umane, con l'oro o l'argento «sed pretioso sanguine quasi Agni Immaculati Christi». Quindi, la mia anima vale il Sangue di Gesù Cristo. Ecco il grande male che fanno quelli che insegnano a fare il peccato o con le parole o con le opere e con mali esempi: perché rubano anime a Gesù Cristo. Siamo peggiori dei due ladroni crocifissi con Gesù. Loro hanno rubato cose terrene, noi, anime a Dio.
2) Vale per quello che è costata. Sfigurata per il peccato, preda del demonio, Dio l'ha voluta restaurare. L'ha comprata con il Sangue di Gesù. Chi avrebbe mai pensato che Dio ci ha amato tanto da ricomprare le nostre anime? Comprarle e farle sue un' altra volta.
Se ci fossimo dannati, Dio avrebbe perso qualche cosa? No! Eppure Dio per il suo amore ci ha comprato di nuovo. «Redemit nos qui creavi!'». Non ci ha comprato con cose umane, con l'oro o l'argento «sed pretioso sanguine quasi Agni Immaculati Christi». Quindi, la mia anima vale il Sangue di Gesù Cristo. Ecco il grande male che fanno quelli che insegnano a fare il peccato o con le parole o con le opere e con mali esempi: perché rubano anime a Gesù Cristo. Siamo peggiori dei due ladroni crocifissi con Gesù. Loro hanno rubato cose terrene, noi, anime a Dio.
venerdì 26 aprile 2013
213 - 25 APRILE 1913 - 25 APRILE 2013
LE UMILI SERVE DEL SIGNORE
I GIOVANI
I COLLABORATORI
GLI EX ALUNNI
GLI AMICI
I BENEFATTORI
ricordano
IL CENTENARIO DELLA MORTE
di
San Giovanni Battista Piamarta
con riconoscenza profonda
e proposito di fedeltà al suo progetto
di evangelizzazione attraverso l'educazione
212 - LITURGIA SAN GIOVANNI BATTISTA PIAMARTA - 26 APRILE
ANTIFONA D’INGRESSO
“Chi fa e insegna,
sarà grande nel regno dei cieli”, dice il Signore.
COLLETTA
O Dio, che hai concesso
a San Giovanni Battista Piamarta, sacerdote, la luce della sapienza
per educare i giovani a vivere cristianamente
nel lavoro, nella famiglia e nella società,
per sua intercessione, concedi a noi
di operare ponendo sempre la nostra fiducia
nel tuo paterno amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo figlio,
che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
PRIMA LETTURA
Erano un cuor solo e un’anima sola
Dagli Atti degli Apostoli
At 4, 32-35
La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.
Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE
Dal salmo 15 (16)
R. Sei tu, Signore, l’unico mio bene
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu,
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. R.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. R.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R.
SECONDA LETTURA
Non vivo più io, ma Cristo vive in me.
Gal 2,19-20
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai GalatiSALMO RESPONSORIALE
Dal salmo 15 (16)
R. Sei tu, Signore, l’unico mio bene
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu,
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. R.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. R.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R.
SECONDA LETTURA
Non vivo più io, ma Cristo vive in me.
Gal 2,19-20
In realtà mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me.
Parola di Dio
CANTO AL VANGELO
Cf. Mt 11, 25
R. Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre,
Signore del Cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
R. Alleluia.
VANGELO
Dal vangelo secondo Marco
10,13-16
Parola di Dio
CANTO AL VANGELO
Cf. Mt 11, 25
R. Alleluia, alleluia.
Ti rendo lode, Padre,
Signore del Cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
R. Alleluia.
VANGELO
Dal vangelo secondo Marco
10,13-16
In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.
Parola del Signore
SULLE OFFERTE
SULLE OFFERTE
Accogli, o Dio, l`offerta del tuo popolo,
in onore di San Giovanni Battista Piamarta,
e per la partecipazione a questo sacrificio,
donaci di esprimere nella vita
la forza della tua carità.Per Cristo nostro Signore.
ANTIFONA ALLA COMUNIONE
"Se non vi convertirete
e non diventerete come bambini,
non entrerete nel regno dei cieli”, dice il Signore. Mt. 18,3
in onore di San Giovanni Battista Piamarta,
e per la partecipazione a questo sacrificio,
donaci di esprimere nella vita
la forza della tua carità.Per Cristo nostro Signore.
ANTIFONA ALLA COMUNIONE
"Se non vi convertirete
e non diventerete come bambini,
non entrerete nel regno dei cieli”, dice il Signore. Mt. 18,3
DOPO LA COMUNIONE
Questo sacro convito ci sostenga, Signore,
perché, sull’esempio di San Giovanni Battista Piamarta,
testimoniamo nei pensieri e nelle opere
la luce della tua verità e l’amore verso i fratelli.
Per Cristo nostro Signore.
Questo sacro convito ci sostenga, Signore,
perché, sull’esempio di San Giovanni Battista Piamarta,
testimoniamo nei pensieri e nelle opere
la luce della tua verità e l’amore verso i fratelli.
Per Cristo nostro Signore.
lunedì 22 aprile 2013
210 - IL MIRACOLO DELLA BEATIFICAZIONE
Il 14 febbraio 1988 uno studente bresciano, Bruno Cocchetti di undici anni e mezzo, veniva investito accidentalmente da un’automobile, riportando grave trauma craniofacciale, con perdita di coscienza immediata. Prontamente soccorso, veniva ricoverato presso gli Spedali civili di Brescia, nel reparto di Rianimazione. Quando lo visitai le sue condizioni mi apparvero subito gravissime: stato di coma profondo (G.C.S. 3) che richiedeva la ventilazione assistita. Lo studio Tac immediatamente eseguito ed i successivi controlli a qualche ora di distanza documentavano gravi lesioni cerebrali emorragiche, con segni di ipertensione endocrina.
Un intervento chirurgico non avrebbe apportato alcun beneficio. Dopo circa sei ore le condizioni cliniche peggioravano ulteriormente, divenendo disperate, per la presenza di segni di compromissione del tronco encefalico. Era ormai logico attendersi un esito infausto a breve scadenza. A quel tempo ero Aiuto della Clinica Neurochirurgica dell’Università di Brescia e – purtroppo – di casi simili ne avevo visti molti. Volevo semplificare al massimo il problema, due potevano essere le evoluzioni cliniche. O l’exitus o un lento recupero dello stato di coscienza con associate gravi – o gravissime – menomazioni neurologiche e psichiche. Proprio in questi termini mi espressi con i genitori ed i parenti del ragazzo. Invece, la successiva evoluzione clinica doveva clamorosamente smentirmi. A distanza di 40 ore circa dal trauma, il paziente iniziava una insperata quanto imprevedibile ripresa, che lo portava progressivamente a recuperare completamente la propria autonomia di vita: non residuava alcun deficit neurologico focale e le funzioni simboliche superiori e la vita psicoaffettiva erano perfettamente normalizzate. Ebbi, quindi, subito la sensazione che dal punto di vista scientifico-medico era accaduto qualcosa di “eccezionale” ed “inspiegabile”: non era, ovviamente, la sopravvivenza a destare il mio stupore (le moderne tecniche rianimatorie ci consentono spesso di salvare la vita a questi pazienti), ma piuttosto la qualità della perfetta guarigione raggiunta in un tempo così inspiegabilmente breve (in termine tecnico, il “quoad modum” della “restituito ad integrum”.
Mi proposi pertanto di analizzare attentamente tutta la letteratura internazionale sull'argomento, dal 1970 al 1990, coinvolgendo in questo ponderoso lavoro altri Colleghi Neurochirurghi e Rianimatori. Questa accurata e puntigliosa ricerca, indispensabile per uno studio serio e documentato, ci portò alla seguente conclusione: nel caso clinico che avevamo appena vissuto e trattato, le nostre conoscenze scientifiche che non ci consentivano di spiegare ogni passaggio. Qualche "buco nero" rimaneva. Qualcosa di "scientificamente inspiegabile" era accaduto.
Chi parla qui è Massimo Gandolfini, primario neurochirurgo, associato di Neurochirurgia e direttore del dipartimento di Neuroscienze della Fondazione Poliambulanza dell'Istituto ospedaliero di Brescia, membro della commissione etica dell'Ordine dei Medici della Provincia di Brescia, e anche consultore neurochirurgo della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi presso la Santa Sede.
È lunga e tortuosa la strada per la santità. La Chiesa, prima di innalzare qualcuno agli onori degli altari, esige verifiche, impone controlli e testimonianze al di là di ogni ragionevole dubbio. Così è stato per Padre Giovanni Piamarta. La mattina del 14 febbraio 1988, vigilia della festa dei Santi Faustino e Giovita, patroni della città di Brescia, Bruno è uscito di casa si è incamminato verso la scuola media del Villaggio Sereno, a pochi minuti di cammino. Ma è proprio in quei minuti che, mentre attraversava la strada, un auto lo ha investito in pieno, scaraventandolo lontano. Le sue condizioni sono apparse immediatamente gravissime. l medici del pronto soccorso lo hanno trasferito al centro di rianimazione con una diagnosi che non lasciava margine alla speranza: trauma cranico con lesioni multiple, coma profondo e stato di shock.
Al suo capezzale, disperati, mamma e papà. Devastati dal dolore, desideravano ardentemente pregare, ma non sapevano «chi» pregare. Uno zio, padre Ettore Pelati, economo generale della Congregazione di Padre Piamarta, chiese all'amico Gandolfini di prendersi a cuore il nipote. «Quando vidi il ragazzo - disse allora il medico - e seppi che la prognosi era così grave da non consentire margini di ripresa, risposi all'amico prete che solo un miracolo poteva strappare quel ragazzo alla morte››. «Chiederò ai parenti e agli amici – disse allora padre Pelati - di invocare l’intercessione di Padre Giovanni Piamarta e di iniziare nel suo nome una novena di preghiere». La preghiera si è snodata tra la cappella dell’Istituto Artigianelli, dove è sepolto Padre Piamarta, la chiesa della parrocchia di Bruno e la cappella del Civile. E ciò che non ha potuto la medicina, lo hanno realizzato la fede e le innumerevoli preghiere innalzate al Cielo e destinate a Padre Piamarta.
Sessanta giorni dopo il terribile incidente, Bruno è ritornato a scuola. Completamente guarito. Questo miracolo ha spalancato le porte della beatificazione e canonizzazione di Padre Giovanni Piamarta.
Nel 1990 la Curia bresciana ha istruito il processo diocesano (giuridicamente approvato dalla Congregazione delle Cause dei Santi) che avrebbe portato al riconoscimento ufficiale. Ciò è avvenuto quando la Consulta medica del dicastero, il 27 giugno 1996, ha dichiarato all’unanimità che la guarigione di Bruno «fu estremamente rapida, completa, duratura e scientificamente inspiegabile». Nei mesi successivi la Congregazione, dopo innumerevoli verifiche, ha concluso che la guarigione di Bruno è da ritenersi «un miracolo operato da Dio per intercessione del venerabile Giovanni Piamarta». Giovanni Piamarta è stato così proclamato beato il 12 ottobre 1997 da Giovanni Paolo II, un altro futuro beato, anch’egli amatissimo dai giovani. E quel giorno d’autunno tra i cinquemila bresciani riuniti per accogliere il nuovo beato, c’era anche Bruno, presente per testimoniare riconoscenza e affetto a chi gli aveva restituito la vita.
Un intervento chirurgico non avrebbe apportato alcun beneficio. Dopo circa sei ore le condizioni cliniche peggioravano ulteriormente, divenendo disperate, per la presenza di segni di compromissione del tronco encefalico. Era ormai logico attendersi un esito infausto a breve scadenza. A quel tempo ero Aiuto della Clinica Neurochirurgica dell’Università di Brescia e – purtroppo – di casi simili ne avevo visti molti. Volevo semplificare al massimo il problema, due potevano essere le evoluzioni cliniche. O l’exitus o un lento recupero dello stato di coscienza con associate gravi – o gravissime – menomazioni neurologiche e psichiche. Proprio in questi termini mi espressi con i genitori ed i parenti del ragazzo. Invece, la successiva evoluzione clinica doveva clamorosamente smentirmi. A distanza di 40 ore circa dal trauma, il paziente iniziava una insperata quanto imprevedibile ripresa, che lo portava progressivamente a recuperare completamente la propria autonomia di vita: non residuava alcun deficit neurologico focale e le funzioni simboliche superiori e la vita psicoaffettiva erano perfettamente normalizzate. Ebbi, quindi, subito la sensazione che dal punto di vista scientifico-medico era accaduto qualcosa di “eccezionale” ed “inspiegabile”: non era, ovviamente, la sopravvivenza a destare il mio stupore (le moderne tecniche rianimatorie ci consentono spesso di salvare la vita a questi pazienti), ma piuttosto la qualità della perfetta guarigione raggiunta in un tempo così inspiegabilmente breve (in termine tecnico, il “quoad modum” della “restituito ad integrum”.
Mi proposi pertanto di analizzare attentamente tutta la letteratura internazionale sull'argomento, dal 1970 al 1990, coinvolgendo in questo ponderoso lavoro altri Colleghi Neurochirurghi e Rianimatori. Questa accurata e puntigliosa ricerca, indispensabile per uno studio serio e documentato, ci portò alla seguente conclusione: nel caso clinico che avevamo appena vissuto e trattato, le nostre conoscenze scientifiche che non ci consentivano di spiegare ogni passaggio. Qualche "buco nero" rimaneva. Qualcosa di "scientificamente inspiegabile" era accaduto.
Chi parla qui è Massimo Gandolfini, primario neurochirurgo, associato di Neurochirurgia e direttore del dipartimento di Neuroscienze della Fondazione Poliambulanza dell'Istituto ospedaliero di Brescia, membro della commissione etica dell'Ordine dei Medici della Provincia di Brescia, e anche consultore neurochirurgo della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi presso la Santa Sede.
È lunga e tortuosa la strada per la santità. La Chiesa, prima di innalzare qualcuno agli onori degli altari, esige verifiche, impone controlli e testimonianze al di là di ogni ragionevole dubbio. Così è stato per Padre Giovanni Piamarta. La mattina del 14 febbraio 1988, vigilia della festa dei Santi Faustino e Giovita, patroni della città di Brescia, Bruno è uscito di casa si è incamminato verso la scuola media del Villaggio Sereno, a pochi minuti di cammino. Ma è proprio in quei minuti che, mentre attraversava la strada, un auto lo ha investito in pieno, scaraventandolo lontano. Le sue condizioni sono apparse immediatamente gravissime. l medici del pronto soccorso lo hanno trasferito al centro di rianimazione con una diagnosi che non lasciava margine alla speranza: trauma cranico con lesioni multiple, coma profondo e stato di shock.
Al suo capezzale, disperati, mamma e papà. Devastati dal dolore, desideravano ardentemente pregare, ma non sapevano «chi» pregare. Uno zio, padre Ettore Pelati, economo generale della Congregazione di Padre Piamarta, chiese all'amico Gandolfini di prendersi a cuore il nipote. «Quando vidi il ragazzo - disse allora il medico - e seppi che la prognosi era così grave da non consentire margini di ripresa, risposi all'amico prete che solo un miracolo poteva strappare quel ragazzo alla morte››. «Chiederò ai parenti e agli amici – disse allora padre Pelati - di invocare l’intercessione di Padre Giovanni Piamarta e di iniziare nel suo nome una novena di preghiere». La preghiera si è snodata tra la cappella dell’Istituto Artigianelli, dove è sepolto Padre Piamarta, la chiesa della parrocchia di Bruno e la cappella del Civile. E ciò che non ha potuto la medicina, lo hanno realizzato la fede e le innumerevoli preghiere innalzate al Cielo e destinate a Padre Piamarta.
Sessanta giorni dopo il terribile incidente, Bruno è ritornato a scuola. Completamente guarito. Questo miracolo ha spalancato le porte della beatificazione e canonizzazione di Padre Giovanni Piamarta.
Nel 1990 la Curia bresciana ha istruito il processo diocesano (giuridicamente approvato dalla Congregazione delle Cause dei Santi) che avrebbe portato al riconoscimento ufficiale. Ciò è avvenuto quando la Consulta medica del dicastero, il 27 giugno 1996, ha dichiarato all’unanimità che la guarigione di Bruno «fu estremamente rapida, completa, duratura e scientificamente inspiegabile». Nei mesi successivi la Congregazione, dopo innumerevoli verifiche, ha concluso che la guarigione di Bruno è da ritenersi «un miracolo operato da Dio per intercessione del venerabile Giovanni Piamarta». Giovanni Piamarta è stato così proclamato beato il 12 ottobre 1997 da Giovanni Paolo II, un altro futuro beato, anch’egli amatissimo dai giovani. E quel giorno d’autunno tra i cinquemila bresciani riuniti per accogliere il nuovo beato, c’era anche Bruno, presente per testimoniare riconoscenza e affetto a chi gli aveva restituito la vita.
martedì 16 aprile 2013
208 - IL VIAGGIO PIU’ IMPORTANTE
13. Dal “Diario” di Padre Piamarta di Pier Giordano
Cabra
Agosto 1912
Agosto 1912
“Da tempo non breve, sento il continuo responsum mortis, la morte imminente, ma vivo tranquillissimo. Occorre abbandonarci fidenti nelle braccia amorosissime della Provvidenza. Tutto ciò che ci può capitare non può essere che per il nostro maggior bene. San Paolo ci ricorda che tutto avviene per il nostro bene. “Per coloro che amano Dio, tutto coopera al bene”.
Ora anche la penna segue la dolorosa fase della parola annodata: mi ci vorrebbe un secondo miracolo identico a quello che Gesù fece al muto, intimando l’effeta, al cui impero subito si sciolse la lingua e parlava rettamente, come si legge nel Vangelo”.
“Spero che le cose si mettano meglio per quanto riguarda la mia salute. Caso contrario pregheranno per me le medesime parole che la Chiesa fa pregare per gli agonizzanti: “Parti da questo mondo, o anima cristiana”. Conto sulla preghiera dei molti amici “perché mi prepari per il più importante viaggio della vita”.
Sento che”Il Signore mi dà la grazia di star preparato a tutto”.
Il tempo più propizio
Ora anche la penna segue la dolorosa fase della parola annodata: mi ci vorrebbe un secondo miracolo identico a quello che Gesù fece al muto, intimando l’effeta, al cui impero subito si sciolse la lingua e parlava rettamente, come si legge nel Vangelo”.
“Spero che le cose si mettano meglio per quanto riguarda la mia salute. Caso contrario pregheranno per me le medesime parole che la Chiesa fa pregare per gli agonizzanti: “Parti da questo mondo, o anima cristiana”. Conto sulla preghiera dei molti amici “perché mi prepari per il più importante viaggio della vita”.
Sento che”Il Signore mi dà la grazia di star preparato a tutto”.
Il tempo più propizio
Infatti “ho sempre pensato che la Provvidenza di Dio, la quale nella nostra vita fu tanto buona e misericordiosa, si faccia nel terribile e cupo momento della morte più sapiente, più vigile, più amorosa a ciascuno di noi e, quasi direi, si raddoppi.
Ognuno di noi, senza avvedersene, muore nell’ora che gli è più propizia per la sua eterna salvezza. Per quanto sia stato peccatore, la bontà del Signore compie allora, sena far violenza al libero arbitrio, un supremo sforzo di carità e lo compie per salvare la sua creatura prediletta. Però la considerazione di questa premurosa tenerezza da parte di Dio, deve indurci non ad approfittarne, ma a meritarla. Quanta gratitudine dobbiamo anche per questo al Signore!”
Ognuno di noi, senza avvedersene, muore nell’ora che gli è più propizia per la sua eterna salvezza. Per quanto sia stato peccatore, la bontà del Signore compie allora, sena far violenza al libero arbitrio, un supremo sforzo di carità e lo compie per salvare la sua creatura prediletta. Però la considerazione di questa premurosa tenerezza da parte di Dio, deve indurci non ad approfittarne, ma a meritarla. Quanta gratitudine dobbiamo anche per questo al Signore!”
Sono di inciampo
Ormai è ora di partire perché avverto che“io sono di inciampo all’opera del Signore.”
“Io e il Bonsignori siamo liquidati interamente e aspettiamo Gesù benedetto.”
Ai miei confratelli che si preoccupano eccessivamente di me, ripeto: “Lasciate che io vada”. Nel mi testamento ho scritto che spero di aiutarli dal cielo. Non devono temere per la mia partenza perché sono dotati di eccellente spirito sacerdotale e di grande rettitudine.
Paradiso, Paradiso
Quante volte ho esclamato con il mio san Filippo: Paradiso, Paradiso.
Nelle mie difficoltà ho trovato forza e conforto in questa Realtà definitiva che è la nostra vera Patria. Ho predicato di tenere i cuori fissi dove sono le vere gioie, ibi fixa sint cordia ubi vera sunt gaudia. E prima di predicarlo agli altri, ho gustato io questo pensiero. Ed ora si avvicina il momento di raggiungere il traguardo tanto agognato.
Occorre pensare alla meta eterna piuttosto che alle sofferenze passeggere che precedono la morte.
“Negli scritti numerosissimi del Suarez manca un pensiero, uno di somma altissima importanza a conoscersi, d’un significato più profondo di tutte le migliaia d’altri, dei quali stentiamo a far senza,il pensiero che fu l’ultimo dell’autore e fu corona di tutti gli altri pensieri, cioè il suo parere e il significato di ciò che si prova facendo il primo passo nell’eternità, quando sugli estremi della vita, ergendo il ciglio, esclamò in una specie di sorpresa: “Non avrei mai creduto che fosse così dolce morire”
Ormai è ora di partire perché avverto che“io sono di inciampo all’opera del Signore.”
“Io e il Bonsignori siamo liquidati interamente e aspettiamo Gesù benedetto.”
Ai miei confratelli che si preoccupano eccessivamente di me, ripeto: “Lasciate che io vada”. Nel mi testamento ho scritto che spero di aiutarli dal cielo. Non devono temere per la mia partenza perché sono dotati di eccellente spirito sacerdotale e di grande rettitudine.
Paradiso, Paradiso
Quante volte ho esclamato con il mio san Filippo: Paradiso, Paradiso.
Nelle mie difficoltà ho trovato forza e conforto in questa Realtà definitiva che è la nostra vera Patria. Ho predicato di tenere i cuori fissi dove sono le vere gioie, ibi fixa sint cordia ubi vera sunt gaudia. E prima di predicarlo agli altri, ho gustato io questo pensiero. Ed ora si avvicina il momento di raggiungere il traguardo tanto agognato.
Occorre pensare alla meta eterna piuttosto che alle sofferenze passeggere che precedono la morte.
“Negli scritti numerosissimi del Suarez manca un pensiero, uno di somma altissima importanza a conoscersi, d’un significato più profondo di tutte le migliaia d’altri, dei quali stentiamo a far senza,il pensiero che fu l’ultimo dell’autore e fu corona di tutti gli altri pensieri, cioè il suo parere e il significato di ciò che si prova facendo il primo passo nell’eternità, quando sugli estremi della vita, ergendo il ciglio, esclamò in una specie di sorpresa: “Non avrei mai creduto che fosse così dolce morire”
martedì 9 aprile 2013
207 - MATERIALE ILLUSTRATIVO
CARTELLETTA
La cartelletta contiene materiale illustrativo di San Giovanni Battista Piamarta.
In particolare:
1. P. Piamarta : Vita e preghiera
Pieghevole formato tascabile10x21 cm carta pat. gr.135
2. P. Piamarta Comandamenti e beatitudini
Pieghevole 2 ante ft.o 10x20 cm carta pat. gr.135
3. Una famiglia per le famiglie
Pieghevole 2 ante ft.o 10x20 cm carta pat. gr.135
4. P. Piamarta Vita e le opere
Pieghevole 3 ante ft.o 21x29,7 cm carta pat. gr.135
5. Vida y obras de P. Piamarta (in lingua spagnola)
Pieghevole 4 ante ft.o 21x38,7cm carta pat. gr.135
6. P. Piamarta Educatore al lavoro e attraverso il lavoro
Pieghevole 4 ante ft.o 21x38,7cm carta pat. gr.135
7. Preghiera dell'educatore
Segnalibro plastificato cartoncino gr.300
8. Calendario
plastificato cartoncino gr.300
Chi fosse interessato alla cartelletta completa o in singoli stampati può contattarmi al seguente indirizzo mail: padre Danilo Scalvini - p.sdanfa@gmail.com
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