SACERDOTE, FONDATORE DELLA CONGREGAZIONE SACRA FAMIGLIA DI NAZARETH E DELLE UMILI SERVE DEL SIGNORE. IL 12 OTTOBRE 1997 PAPA GIOVANNI PAOLO II LO HA DICHIARATO BEATO. IL 21 OTTOBRE 2012 PADRE PIAMARTA E' STATO CANONIZZATO DA PAPA BENEDETTO XVI.
mercoledì 22 ottobre 2025
409 - SAN GIOVANNI BATTISTA PIAMARTA: LA VITA E LE OPERE
San Giovanni Battista Piamarta è stato un grande apostolo della carità a cavallo dei secoli XIX e XX. Dedicò la sua vita sacerdotale all’elevazione sociale e cristiana della gioventù bresciana, operando per quasi 50 anni in un ambiente difficile, ma lasciandoci nel contrattempo straordinari esempi di virtù.
Nacque a Brescia il 26 novembre 1841
da genitori poveri e onesti: suo padre era barbiere, la madre, donna molto pia,
ebbe un influsso decisivo sull’educazione del figlio; purtroppo morì quando
egli aveva appena 9 anni. Fu affidato al nonno materno, persona dabbene, che ne
ebbe molta cura: lo inviò a scuola e, nelle ore libere, gli faceva frequentare
l’oratorio di S. Tommaso, nella parrocchia dei SS. Faustino e
Giovita.
Fu quello un ambiente provvidenziale
per il santo: dotato di una bellissima voce di soprano, entrò a far parte del
coro dell’oratorio partecipando soprattutto alle funzioni liturgiche; tutti ne
rimanevano ammirati. Da allora la musica e il canto, che era del resto una
tradizione di famiglia, gli saranno sempre cari: ne farà uno strumento di
formazione per i suoi ragazzi.
Ultimata la scuola, fu impegnato come
apprendista materassaio presso alcuni parenti, che ne apprezzarono subito la
bontà, la diligenza e l’operosità. Tredicenne, conobbe il parroco di Vallio
(BS), Don Pancrazio Pezzana, il quale si rese subito conto della sua
disponibilità alla vita sacerdotale; ma, un po’ per la salute cagionevole, un
po’ per mancanza di mezzi, Giovanni Battista dovette aspettare fino a 19 anni
per entrare nel Seminario di Brescia. Qui, dal 1860 al 1865 si dedicò
coscienziosamente allo studio, ma si distinse ancora di più nella pietà e nella
disciplina. Il 23 dicembre del 1865 fu ordinato sacerdote.
Per 18 anni e 10 mesi svolse
un’intensa attività pastorale in qualità di Viceparroco: oltre tre anni a
Carzago Riviera; quasi altri due anni a Bedizzole, con il suo benefattore Don
Pezzana che ne aveva fatto espressamente richiesta all’Ordinario; infine per
tredici anni consecutivi, a S. Alessandro di Brescia (dicembre 1870 – ottobre
1883), ancora con Don Pezzana che ne apprezzava le qualità sacerdotali.
Fu proprio durante la sua permanenza
nella parrocchia di S. Alessandro che il Piamarta rivelò le sue eccellenti doti
e profuse le sue migliori energie. Si mostrò sempre obbediente, umile laborioso,
illibato, devoto, povero e distaccato, fedelissimo nell’adempimento dei suoi
doveri pastorali: catechismo parrocchiale alle varie categorie di fedeli,
predicazione, confessioni, direzione dell’oratorio, con assidua assistenza e
formazione della gioventù; visite ai poveri, agli ammalati; somma cura della
liturgia e del decoro della chiesa, dove rinnovò gli arredi sacri a proprie
spese, senza rivendicare mai nulla. Quando l’obbedienza lo chiamò altrove, fu
un rimpianto generale.
Il 20 ottobre 1883 fu nominato
Parroco di Pavone Mella: trovava un ambiente difficile, dove la massoneria
svolgeva opera sistematica di scristianizzazione. Con coraggio e generosità
incominciò un’azione pastorale in profondità: catechismo domenicale, lotta al
malcostume, oratorio per la gioventù, predicazione, confessioni, visite agli
ammalati, assistenza ai poveri. Dava prova di avere preso sul serio la missione
di salvare le anime e sentiva il dovere di guidarle con tutte le iniziative
pastorali possibili, ma anche con l’esempio di una vita sacerdotale santa. Gli
anticlericali lo combattevano, ma il popolo lo apprezzava molto e lo seguiva, e
lo ricorderà sempre come un pastore «zelante, eccellente, ineccepibile in
tutto».
Nel frattempo, per iniziativa di
Mons. Pietro Capretti, amico del Piamarta, con la collaborazione del nostro
santo, il 3 dicembre 1886 fu inaugurato in Brescia l’Istituto dei «Figli di
Maria» per la formazione cristiana e l’avviamento professionale dei giovani:
una iniziativa lodevole e necessaria, che porterà i suoi frutti, ma che intanto
incontrò notevoli difficoltà a incominciare da quelle di carattere
economico.
Per due mesi il Piamarta fece la
spola fra la parrocchia di Pavone Mella e l’Istituto. Poco dopo il Vescovo lo
invitava ad assumere la direzione, rinunziando alla parrocchia. Pertanto il 1°
febbraio 1887 lasciò Pavone Mella per prendere le redini dell’istituto «come
direttore morale e disciplinare dei giovani» che allora erano soltanto quattro.
E quando un anno dopo si parlava di chiudere, disse coraggiosamente al Vescovo:
«No, Eccellenza, morirò qui con i miei giovinetti», che ormai erano già una
ventina!
La sua carità e il senso di
paternità, che lo sosterranno sempre nella sua missione fra la gioventù,
andavano progressivamente affermandosi. Armato di fiducia incrollabile nella
Provvidenza, di spirito di sacrificio, il santo affrontò povertà, rischi e
fatiche con la benedizione dell’Ordinario. E fu così che divenne il vero
fondatore dell’Opera, ribattezzata «Istituto degli Artigianelli», dopo la morte
di Mons. Capretti.
L’istituto si sviluppò
meravigliosamente e rese incalcolabili benefici a tanti giovani, che altrimenti
sarebbero rimasti abbandonati o quasi a sè stessi, grazie all’incondizionata
dedizione del santo.
Qualche anno dopo, nel 1895, ancora
per interessamento del Piamarta e del parroco di Pompiano, Don Giovanni
Bonsignori, sorse la Colonia Agricola di Remedello, per preparare
cristianamente e tecnicamente i ragazzi della campagna desiderosi di coltivare
la terra. Anche a Remedello il Piamarta tornerà spesso con la sua illimitata
carica di umanità e di bontà.
La sua carità non conosceva limiti:
nel 1900 fondò la Congregazione maschile della S. Famiglia di Nazareth,
approvata nel 1902, per provvedere alla cura delle sue opere. Nel 1911 sarà la
volta della Congregazione delle Umili Serve del Signore, per la formazione
cristiana e professionale delle ragazze: due fondazioni che continuano ancora
oggi la loro preziosa assistenza alla gioventù, nello spirito del
Fondatore.
Finché visse, il Piamarta continuò ad
interessarsi premurosamente di tutti i problemi dei suoi Istituti,
condividendone le gioie e le preoccupazioni quotidiane. Al tempo stesso, quando
la salute glielo permetteva, attendeva specialmente alle confessioni, essendo
assai ricercato da sacerdoti religiosi e laici. Pregava intensamente davanti al
SS.mo e si preparava al grande incontro con Cristo, che sentiva vicino. Tema
preferito delle sue lunghe meditazioni era la Passione e Morte del Signore: lo
riteneva uno dei mezzi più efficaci anche per l’’adorazione eucaristica.
Gli ultimi anni della sua esistenza
furono un vero calvario: alla sciatica, dolorosissima, si aggiunsero disturbi
cardiaci, di circolazione e di stomaco, insonnia ed emiplegie seguite ad
attacchi di paralisi. Ottenne la permuta dell’Ufficio divino e il permesso di
poter celebrare la S. Messa della Beata Vergine Maria e dei Defunti.
Il 9 aprile 1913, mentre era in
visita alla Colonia di Remedello, ebbe un ultimo attacco. Intuì che l’ora
suprema si avvicinava rapidamente e l’attese con serenità di spirito. Il 23
seguente chiese ed ottenne il S. Viatico che ricevette con grande fervore. Poi
si addormentò placidamente nel Signore: erano le ore 8 del 25 aprile 1913.
Aveva 71 anni e 5 mesi, spesi tutti per raggiungere il cielo!
A distanza di 13 anni, la salma fu
traslata nella chiesa dell’Istituto degli Artigianelli, in segno di
riconoscenza verso il benemerito Fondatore, a perenne memoria della sua eroica
carità.
La Congregazione della S. Famiglia di
Nazareth oggi è presente in tre continenti: in Italia, Brasile Cile e in
Africa.